Contenuti a costo zero (#36)


Cosa succede quando, grazie all’AI, il costo per creare un contenuto diventa zero? Come cambiano i modelli di creazione del valore e, beh, la nostra vita?

Immagina di essere a passeggio nel centro della tua città. Mentre cammini, ogni luce che illumina la strada, ogni vetrina, ogni smartphone nelle mani dei passanti, parla la lingua del digitale. Ecco, questa è la nostra realtà: è l’era post-digitale. Un’epoca in cui, proprio come quando l’elettricità ha iniziato a illuminare le nostre case, non possiamo più immaginare un mondo non connesso e non “aumentato” dalla tecnologia.

In questo mare digitale, i modelli di AI e Generative AI sono come potenti motori di una barca, che accelerano il nostro viaggio verso l’inesplorato. Lo sentiamo ripetere da tutte le parti: queste tecnologie stanno trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo, creiamo.

Ma in concreto, cosa sta succedendo? Guarda al mondo dei contenuti ad esempio.

TuttoGratis!

Sia che si parli di testi, immagini, video o perfino codice, il prezzo per dar vita a qualcosa di nuovo grazie all’AI sta progressivamente tendendo a zero. E’ un fenomeno che sta scuotendo diversi settori come i media, la pubblicità, Hollywood, l’intrattenimento e i videogiochi, e che porta il costo di produzione a diventare quasi trascurabile.

Pensa allo sciopero dello scorso anno degli sceneggiatori in USA e ai profitti di Netflix e degli altri servizi di streaming che hanno abbattuto i costi mantenendo intatti i ricavi.

Questa tendenza alla riduzione del costo marginale necessario per produrre contenuti, di qualsiasi tipo, significa ovviamente più opportunità di espressione, più facilità nello sviluppo di nuove idee e contenuti (come questa newsletter). Ma la riduzione dei costi ha anche altre implicazioni, non necessariamente positive.

I vecchi modelli di business, il panorama competitivo e la struttura stessa del mercato del lavoro stanno subendo infatti una trasformazione profonda proprio a causa di questa riduzione di costi generata dall’AI. Nei giorni scorsi leggevo di Amazon e Google che annunciano tagli al personale, giustificandoli proprio con la pressione crescente che arriva dall’AI.

Ieri sera, in un momento di curiosità, ho chiesto a ChatGPT quanto tempo ci vorrà, con l’AI, per creare la stessa quantità di contenuti prodotti dalla nostra specie negli ultimi 4.000 anni. La risposta è stata sbalorditiva: solo 11 anni e 7 mesi. Wow…

Armi di distrazione di massa

Ma cosa succede quando le barriere alla creazione di contenuti si abbassano? Succede che il volume di contenuti esplode, certo, e come diretta conseguenza non solo c’è più confusione ed è più difficile farsi un’idea chiara, ma diventa anche davvero complesso distinguere tra realtà e finzione.

Ecco il prezzo che rischiamo di pagare.

Pensa ad esempio al mondo delle news e dell’editoria: facile prevedere come nei prossimi mesi, a seguito della diffusione di questi modelli, avremo frequenti e rilevanti casi di disinformazione che andranno ad erodere ulteriormente la fiducia, fondamentale per la coesione sociale e la democrazia.

In questo quadro le prossime tornate elettorali in Europa e nel mondo saranno un banco di prova fondamentale. Vedremo demagoghi e populisti sfruttare l’AI per guadagni politici, danneggiando la democrazia e la società civile. E un pò li abbiamo già visti in azione: Trump, Bolsonaro, Orbán hanno già usato i social media per questo, ma con l’AI, il gioco si fa più serio. Bot simili agli umani, teorie del complotto, fake news, tutto amplificato dai social media, porteranno a polarizzazione, estremismo, e persino violenza.

Gli autocrati come Russia e Cina utilizzano da tempo queste tecnologie per minare la democrazia all’estero e soffocare il dissenso in patria. Nel 2017 uno studio publicato da Harvard raccontava di come il regime della repubblica popolare cinese, fra le tante strategie per tenere al guinzaglio la pubblica opinione, avrebbe anche a disposizione un esercito di due milioni di persone quotidianamente operative sui social network.

Qualcosa come 448 milioni di commenti falsi nel senso di non genuini ma politicamente stabiliti e orientati iniettati su piattaforme, social, forum ogni anno per minare la democrazia all’estero e soffocare il dissenso in patria.

E in futuro? Sensori, tecnologia mobile, riconoscimento facciale, propaganda sui social media, tutto verrà intensificato.

Come proteggersi da questi rischi?

Gli anticorpi

  1. Consapevolezza: per tutto quello che abbiamo visto fin qui è ancora più fondamentale educare noi stessi e le generazioni future all’uso consapevole delle tecnologie digitali. Dobbiamo imparare a riconoscere la disinformazione, a valutare criticamente le fonti e a comprendere il funzionamento degli algoritmi che governano i social media e le piattaforme online.

  2. Trasparenza: è essenziale che le aziende tecnologiche operino con maggiore trasparenza, rendendo noti i meccanismi alla base dei loro algoritmi. Inoltre, è necessaria una regolamentazione più stringente per garantire che l’uso dell’AI sia etico e rispettoso dei diritti umani e della democrazia.

  3. Senso critico: dobbiamo sviluppare e affinare le nostre capacità critiche. In un mondo in cui l’AI può generare contenuti realistici in modo rapido e a basso costo, diventa cruciale saper distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è falso o manipolato.

  4. Dialogo: dobbiamo promuovere il dialogo e la collaborazione tra governi, aziende, istituzioni educative e società civile. Solo lavorando insieme possiamo affrontare le sfide poste dall’AI e sfruttarne i benefici minimizzando i rischi.

Continuo a pensare che l’AI abbia il potenziale per trasformare il nostro mondo per il meglio in modi che non possiamo ancora pienamente prevedere. Ma non sarà un progresso lineare e non mancheranno gli incidenti; con la giusta consapevolezza, educazione e collaborazione, possiamo puntare ad essere non solo spettatori, ma protagonisti di questo possibile futuro.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe