Il filo di Petit e le 4 lezioni sull'AI (#68)


I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni” lo scriveva Philippe Petit nel suo Trattato di Funambolismo. Ma chi è Petit? E’ “solo” un funambolo francese che il 7 agosto del 1974 a New York ha compiuto un’impresa straordinaria: camminare su un cavo d’acciaio teso tra le Torri Gemelle, a 400 metri d’altezza, senza alcuna rete di sicurezza.

Un pazzo, un genio, un poeta.

Quella mattina di 50 anni anni fa, per 45 minuti, Petit danza tra cielo e terra, sfidando la gravità e le nostre concezioni di ciò che è possibile. La sua impresa non è solo un atto di coraggio, ma una metafora potente di ciò che significa vivere, appunto, sul filo, in equilibrio tra rischio e opportunità, tra paura e meraviglia. Tanto più forte se si considera che quelle due torri non esistono più…

Ma che c’entra tutto questo con l’AI?

Sospesi

Oggi, noi tutti, stiamo camminando su di un filo, invisibile, teso tra il presente che conosciamo e un futuro in larga parte plasmato proprio dall’Intelligenza Artificiale. Come Petit, ci troviamo sospesi tra due realtà, cercando di mantenere l’equilibrio mentre avanziamo verso l’ignoto.

Come le Torri Gemelle per Petit, quella che stiamo vivendo rappresenta sia una sfida monumentale che un’opportunità straordinaria. Parliamo di una tecnologia che promette di ridefinire il nostro mondo, ma come Petit, dobbiamo imparare a navigare questo nuovo panorama con grazia, coraggio e, soprattutto, con un senso di equilibrio.

Pensa ad esempio a come l’AI sta ridefinendo il mondo della produzione; promette di aumentare l’efficienza, ridurre i costi e aprire nuove possibilità, certo! Ma allo stesso tempo, solleva domande profonde sul futuro del lavoro, sulla privacy e persino sulla natura stessa della creatività umana.

Se un’AI può scrivere un articolo, comporre una canzone o progettare un edificio, che ne sarà degli scrittori, dei musicisti e degli architetti? La risposta, come sempre, non è né semplice né univoca.

Il principio dell’”abbastanza buono”

C’è un concetto interessante che emerge dalle discussioni sull’AI, specie tra i tecnici della materia: il principio del “abbastanza buono“. L’idea è che l’AI non debba necessariamente essere perfetta per essere adottata; deve solo essere “abbastanza buona” da giustificare il suo uso in termini di costi e benefici.

Questo principio può essere sia liberatorio che terrificante. Da un lato, potrebbe democratizzare l’accesso a servizi e competenze prima riservati a pochi. Dall’altro, potrebbe portare a una corsa al ribasso in termini di qualità e originalità.

Immagina un mondo in cui la maggior parte dei contenuti che consumiamo – articoli, musica, design – siano prodotti da AI e siano solo “abbastanza buoni”. Sarebbe un mondo più efficiente? Forse. Più creativo e stimolante? Ho i miei dubbi.

Petit non si è limitato a attraversare il cavo: ha danzato su di esso e ha persino fatto un inchino ai suoi spettatori attoniti. In un momento di straordinaria audacia e infinita poesia si è sdraiato sul cavo, guardando il cielo di New York, come se stesse riposando su un prato.

Questo ci ricorda che anche nell’era dell’AI, non dovremmo accontentarci di soluzioni “abbastanza buone”. Dovremmo invece spingerci oltre, cercando l’eccellenza e l’innovazione in ogni nostro progetto.

Ma c’è di più. Durante la sua traversata, Petit doveva costantemente adattarsi alle mutevoli condizioni atmosferiche. Un colpo di vento poteva significare la differenza tra la vita e la morte. Allo stesso modo, nel nostro cammino con l’AI, dobbiamo essere pronti ad adattarci rapidamente a un panorama tecnologico (e non solo) in continua evoluzione. Come?

Le 4 lezioni

Sono convinto che l’impresa di Petit ci offra preziose lezioni per affrontare i rischi di questo percorso invisibile dell’AI. Ecco gli insegnamenti concreti che possiamo trarre dalla sua traversata di 50 anni fa:

  1. Prepararsi meticolosamente, ma essere pronti all’imprevisto Petit trascorse sei anni pianificando la sua traversata, studiando ogni dettaglio. Eppure, quando arrivò il momento, dovette improvvisare di fronte a condizioni imprevedibili.
    Ecco perché è fondamentale investire tempo nell’apprendimento e nella pianificazione dell’implementazione dell’AI nella tua azienda. Ma allo stesso tempo, mantieni la flessibilità per adattarti rapidamente. Potresti scoprire usi dell’AI che non avevi previsto, o dover far fronte a sfide inaspettate. La chiave è avere una solida base di conoscenze, ma anche la prontezza di adattarsi al volo.

  2. Bilanciare audacia e prudenza Petit ha compiuto un’impresa audace, ma con estrema attenzione a ogni passo. Non ha mai perso di vista i rischi, pur perseguendo il suo obiettivo straordinario. Certo, essere coraggiosi nell’adozione dell’AI è fondamentale, ma non dimenticare mai l’importanza della due diligence. Sperimenta con nuove applicazioni, ma assicurati di avere solidi protocolli di sicurezza e di rispetto della privacy. L’audacia nell’innovazione deve sempre essere bilanciata dalla prudenza nella gestione dei rischi.

  3. Creare uno spettacolo, non solo una traversata Petit non si è limitato a camminare sul filo: ha creato uno spettacolo indimenticabile, trasformando un atto di abilità in una performance artistica. Se pensi all’AI solo come una nuova tecnologia che ti permettere di essere più efficiente e automatizzare processi esistenti, stai osservando solo la punta dell’iceberg. Cerca piuttosto modi per reinventare completamente il tuo business o il tuo settore. Come puoi usare l’AI non solo per essere più efficiente, ma per creare esperienze straordinarie per i tuoi clienti o innovazioni rivoluzionarie nel tuo campo?

  4. Il potere del lavoro di squadra Petit camminava da solo sul filo, ma la sua impresa era in realtà il risultato di un intenso lavoro di squadra. Per anni, ha collaborato con un gruppo dedicato di amici e sostenitori che lo hanno aiutato a pianificare, preparare e realizzare la sua audace visione. Questa squadra ha lavorato nell’ombra, tendendo il cavo, gestendo la logistica e fornendo il supporto cruciale di cui Petit aveva bisogno per realizzare il suo sogno. L’implementazione dell’AI non è un’impresa solitaria. Richiede una collaborazione intensa e appassionata tra diverse competenze. Tecnologi, esperti di dominio, etici, manager: ognuno ha un ruolo cruciale da svolgere. Crea una squadra diversificata e appassionata, dove ogni membro porta la propria expertise unica. Incoraggia una cultura di collaborazione aperta, dove le idee possono fluire liberamente e le sfide vengono affrontate collettivamente. Ricorda: proprio come Petit non avrebbe potuto realizzare la sua traversata senza il suo team dedicato, così il tuo “cammino sull’AI” richiederà uno sforzo collettivo. Coltiva le relazioni all’interno del tuo team, celebra i successi collettivi e affrontate le sfide insieme.
    L’AI può essere il tuo “cavo d’acciaio”, ma è il tuo team che vi permetterà di danzare su di esso con sicurezza e grazia.

Insomma, puntiamo all’eccellenza, prepariamoci meticolosamente, adattiamoci con grazia alle sfide impreviste, creiamo un team capace di imprese straordinarie e, soprattutto, cerchiamo di trasformare questo cammino in uno spettacolo che lasci il mondo a bocca aperta. E poi? Godiamocela!

Anche se il filo sembra sottile, la vista da quassù è mozzafiato.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe