5 Lezioni sulla leadership che ho imparato facendo il papà (#42)


Non ci sono libri e non ci sono scorciatoie; alcune cose nella vita puoi impararle solo sul campo!

Su pochi temi come sulla leadership esistono tanti punti di vista quante sono le persone che ne parlano. Ognuno infatti esercita ed esprime nel proprio lavoro la capacità di guidare ed influenzare il suo team, il mercato ed i clienti in modo personale e, se possibile, unico.

Gli studi condotti in questo ambito sembrano confermare che i fondamenti di una leadership efficace restino inalterati di fronte all’avanzata delle tecnologie innovative, poiché si basano su aspetti intimamente umani. Insomma, quando si parla di leadership non c’è AI che tenga!

Ma allora, come si “impara” la leadership?

Diventare leader di un team è un pò come diventare genitore.

Appena nella nostra carriera ci viene data l’opportunità di guidare un gruppo di lavoro scopriamo che … nessuno ci ha insegnato come farlo. Certo, abbiamo visto il nostro capo, ma non è detto si tratti di un buon esempio. Certo, possiamo leggere dei libri o guardare dei TedTalk, ma la pratica è sempre comunque diversa.

Sembra quasi che diventare un leader sia per certi versi simile a diventare un genitore; così come i genitori cercano informazioni e consigli ovunque, i veri leader sono studenti della leadership per tutta la vita, ossessionati dall’apprendimento e dalla discussione su questo tema.

Se guardo indietro alla mia esperienza di papà con #figlia1 e #figlia2 ci sono almeno 5 lezioni che ho imparato con loro e che mi sono utili ogni giorno nel mio lavoro.

Lezione N.1 – Leadership = Responsabilità

Essere leader non significa avere “vinto” una competizione o avere un titolo da esibire; essere leader, così come essere genitore, significa prima di tutto avere la responsabilità di aiutare gli altri a crescere e raggiungere i loro obiettivi.

Ad esempio, da genitore, può capitare di notare l’interesse del proprio figlio per la musica o per il teatro. Invece di limitarsi a lodare il talento naturale del bambino, un buon genitore incoraggia attivamente questo interesse fornendo strumenti e dedicando tempo di valore a questa passione. Questo approccio non solo nutre il talento del bambino ma insegna anche il valore della pratica, della pazienza e dell’apprendimento continuo. Il genitore diventa così un facilitatore di esperienze di apprendimento, piuttosto che un direttore che impone attività.

Che si tratti di incoraggiare un hobby o di sviluppare una nuova competenza professionale, questo approccio è guidato da un investimento nel futuro benessere e successo della persona. Sia in famiglia che nel lavoro, la vera misura della responsabilità di crescita non è quanto bene controlliamo o dirigiamo gli altri, ma come li equipaggiamo per navigare e prosperare nelle loro avventure e sfide. Ecco perchè la prima domanda che dovremo fare ogni giorno ai nostri collaboratori è “come stai?” e la seconda è “come posso aiutarti?”.

Questo richiede un profondo impegno per ascoltare, comprendere e agire in modi che mettano gli altri in condizione di raggiungere successo, e ci fa capire come la leadership e la genitorialità siano entrambe vocazioni incentrate sul servire e abilitare gli altri.

Lezione N.2 – Fai pratica, ogni giorno

Diventare genitore è una delle esperienze più trasformative, frustranti e sfidanti che abbia mai vissuto. Nessuno nasce sapendo già come essere un buon genitore. Le prime volte che si cambia un pannolino, si prepara una pappa, o si cerca di interpretare il pianto del proprio bambino, si naviga in acque completamente sconosciute.

Allo stesso modo, nessuno diventa leader avendo già tutte le risposte o conoscendo la strategia perfetta per ogni situazione. La leadership è un esercizio di apprendimento continuo, attraverso il quale si acquisiscono nuove competenze, si affrontano sfide impreviste e si naviga attraverso le complessità delle dinamiche di gruppo. Senza pratica si torna indietro; ecco perché è fondamentale tenersi in esercizio.

La crescita personale e la maturazione avvengono non quando le cose vanno come previsto, ma attraverso le difficoltà e le sfide che ci costringono a riflettere, riconsiderare e adattare i nostri approcci. Questo percorso richiede umiltà, la volontà di rimanere studenti per tutta la vita e il riconoscimento che ogni errore o fallimento è un’opportunità preziosa per crescere e migliorare sia che tu sia un genitore e sia che tu voglia essere un leader.

Lezione N.3 – Garantisci la sicurezza, sempre

I leader, al pari dei genitori, devono creare ambienti sicuri e positivi dove i loro team possano crescere, esplorare e produrre risultati. Questi spazi promuovono l’innovazione, la creatività e il benessere psicologico, permettendo a tutti di esprimersi senza timore di giudizio o fallimento.

Questo non significa solo sicurezza fisica, ma anche emotiva. Un esempio tangibile è il modo in cui i genitori reagiscono ai fallimenti dei loro figli. Se un bambino rovescia accidentalmente un bicchiere di latte e la reazione dei genitori è di supporto piuttosto che punitiva, il bambino impara che gli errori sono normali e parte del processo di apprendimento. Questa lezione insegna ai bambini a non temere il fallimento, ma a vederlo come un’opportunità per crescere.

Al leader sta quindi il compito di creare una cultura di apertura e fiducia, dove il feedback è incoraggiato e ricevuto come un dono, e dove l’errore è riconosciuto come parte del processo di innovazione.

La chiave sta quindi nel costruire relazioni basate sulla fiducia, sul rispetto e sulla comprensione, dove le persone si sentono supportate nel loro viaggio di crescita. La responsabilità dei genitori e dei leader, in questo contesto, è di essere custodi di tali spazi, assicurando che rimangano aperti, inclusivi e ricchi di opportunità per tutti coloro che ne fanno parte.

Lezione N.4 – Non confondere l’influenza con il controllo

Né la leadership né la genitorialità dovrebbero essere esercitate attraverso un controllo rigido o un atteggiamento paternalistico.

In entrambi i casi, l’obiettivo non è dettare ogni azione o decisione, ma piuttosto guidare e supportare. Come genitori, il nostro ruolo non è quello di soffocare la crescita dei nostri figli con eccessive restrizioni o di fare scelte al loro posto.

Allo stesso modo un leader efficace non microgestisce ogni dettaglio delle attività del suo team. Piuttosto, stabilisce visione, obiettivi e valori condivisi, e poi dà spazio ai membri del team per esplorare, innovare e prendere iniziative. Questo approccio promuove l’autonomia, la responsabilità e la crescita personale, creando un ambiente in cui i collaboratori si sentono valorizzati e capaci di contribuire significativamente alla missione comune.

Lezione N.5 – Trova il tuo equilibrio

La genitorialità introduce la sfida di bilanciare l’amore incondizionato con l’importanza del feedback costruttivo. Sbagliare in questo bilanciamento può portare a conseguenze disastrose. Analogamente, nella leadership, la gestione dei conflitti e la capacità di fornire feedback costruttivo sono essenziali per guidare un team verso il successo. Un leader deve saper riconoscere i momenti in cui è necessario intervenire per correggere la rotta, mantenendo al contempo un ambiente di supporto e fiducia.

La chiave quindi sta nella capacità di essere autorevoli e di generare fiducia; una leadership di questo tipo è capace di incoraggiare la crescita e l’apprendimento senza minare la fiducia o il senso di sicurezza.

In realtà c’è poi un altro elemento in comune tra questi due “lavori”; la solitudine. Eh si perché dopo aver consultato tutti, dopo aver valutato le alternative, dopo aver considerato ogni possibile informazione, essere leader, così come essere genitore, ti impone anche di fare delle scelte. E le scelte, inevitabilmente, non possono coinvolgere i figli, o i tuoi collaboratori.

Sei tu a decidere.

La responsabilità e il peso di queste scelte sta sulle spalle del leader e solo sulle sue.

Ecco, diciamo che i più fortunati tra i genitori questa responsabilità la possono condividere il proprio partner; ed è davvero un dono!

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe