Una lettera d’amore da un fanboy preoccupato
Sono un Apple “fanboy” dal mio primo iPod, quello del 2001 con l’interfaccia dei vecchi telefoni senza pulsanti e con il disco. Da li è arrivato poi il G4, poi il meraviglioso Macbook a conchiglia traslucido e via via fino all’ultimo iPhone, l’ultimo Watch, l’ultimo iPad.
Quello che in questi anni mi ha conquistato dell’azienda di Cupertino è la capacità di leggere il proprio tempo, di cogliere le opportunità in mercati saturi (come i portatili) o emergenti (come gli smartwatch) e la sua abilità unica di conciliare in modo incredibilmente elegante tecnologia e creatività al servizio delle persone. Non solo business quindi, ma anche arte; immaginare qualcosa che prima non c’era.
Fino ad oggi.
L’annuncio
Questa settimana Apple ha finalmente svelato il suo attesissimo device di mixed reality insieme a una serie di altri aggiornamenti relativi ai nuovi sistemi operativi per i suoi device, al tracciamento della dati sulla salute e alla messaggistica. Un evento di grande impatto, senza dubbio con la solita cura dei dettagli maniacale e la capacità di attirare milioni di persone in diretta streaming in quello che sembra essere il più grande annuncio di prodotto dalla presentazione dell’Apple Watch nel 2014 (quella con gli U2 ed il famigerato disco gratis per intendersi).
Fino all’ultimo devo ammettere di aver sperato che questo annuncio non ci fosse e mi sono anche preso le giuste “pernacchie” e le battute dei miei amici quando poi è arrivato il fatidico momento del “One more thing…”
Ed eccolo invece l’Apple VisionPro; un visore che sembra pronto a ridefinire le nostre interazioni nella vita privata e sul lavoro, dando finalmente vita a quel settore asfittico che è il metaverso, sfumando la linea tra il mondo virtuale e quello fisico come mai prima d’ora. Questo dispositivo nasce con l’intenzione di ridefinire il modo in cui giochiamo, ci informiamo, interagiamo, lavoriamo ed il suo stile, la sua tecnologia ed anche alcune soluzioni eleganti sembrano davvero promettere una nuova rivoluzione come fu per il Mac, come fu per l’iPhone. Tuttavia, non posso fare a meno di essere scettico. Manca qualcosa; mancano le persone.
Permettetemi di spiegare.
Questione di “timing” e di “market fit”
Un prodotto come il VisionPro non nasce dalla mattina alla sera; posso immaginare che quando il progetto è stato approvato, diversi anni fa, il cosiddetto metaverso potesse realmente apparire come una concreta opportunità di sviluppo e di business.
C’era l’idea di un mercato più ampio per queste rappresentazioni 3D del web e dei social e da qui anche la scelta di Facebook di cambiare il proprio nome e diventare Meta sviluppando anche device, contenuti etc. E oggi? Oggi Meta spende/perde più di 1billion al mese sul metaverso e nonostante investimenti così significativi ed una capacità indubbia di attrazione della piattaforma social, ci sono oggi più persone attive sui MySpace che non nei mondi virtuali di Zuckerberg.
Molti amici hanno però paragonato questo lancio al momento in cui Steve Jobs annunciò il primo iPhone al Macworld di San Francisco nel 2007, ma è tutta un’altra storia. Li c’erà un device, il telefono, conosciuto da tutti. C’era un contesto di mercato in crescita e c’era anche un chiaro antagonista, come in tutte le storie di successo, ovvero gli altri produttori di smartphone che avevano fino a quel momento realizzato prodotti che, per dirla con lo zio Steve,
“they’re not so smart and they’re not so easy to use. What we want to do is make a leapfrog product that is way smarter than any mobile device has ever been, and super easy to use”.
Anche trascurando per un attimo il timing di mercato, c’è un altro tema da considerare. Quando sei nel marketing, un buon punto di partenza per valutare un concetto o un progetto è domandardi in quale business siamo? Cos’è il prodotto e qual è il suo punto di differenziazione?
Non sono del tutto sicuro di come rispondere a queste domande in questo caso. Non capisco quale problema specifico questo nuovo prodotto vada a risolvere. Forse offre un’esperienza di intrattenimento tridimensionale o più immersiva per gli utenti consumer? Però il nome Pro suggerisce qualcosa di più legato al mondo del business invece: allora forse potrebbe essere un killer di Zoom, o forse è più una soluzione per la collaborazione nelle imprese?
La verità? Non penso che VisionPro funzionerà anche se, sia chiaro, credo che l’unica azienda al mondo che potrebbe riuscire a rendere di successo un prodotto simile è proprio Apple. Questo è, by far come dicono quelli bravi, il migliore VR/mixed reality headset mai costruito (posso immaginare che le vendite degli altri crolleranno nei prossimi mesi).
In più, a Cupertino, hanno tenacia, marketing e competenze incredibili ed aver presentato questo dispositivo al WWDC è un colpo di genio; potranno così usare il lavoro di milioni di sviluppatori nel mondo per migliorare nei prossimi mesi il software e… beh capire meglio anche loro che cosa farne di questo oggetto. E’ solo grazie a queste qualità se oggi ad esempio l’Apple Watch vende più orologi dell’intera industria svizzera.
Potrebbero fare la stessa cosa qui, ma c’è un problema, bello grosso.
Human nature
Cantava qualche anno fa l’eterea Bjork “If you ever get close to a human – And human behaviour – Be ready, be ready to get confused”. La nostra natura è frutto di secoli, millenni di evoluzione e con la natura non si scherza.
Siamo esseri creati per navigare e interagire con il mondo a 360 gradi. Un esempio di questo è come percepiamo e interagiamo con la nostra visione periferica. Se stai camminando per strada e qualcuno cammina appena fuori dal tuo campo visivo o dietro di te, la sensazione di movimento nella tua visione periferica ti fa sentire immediatamente consapevole e potenzialmente vulnerabile.
Questo è un istinto innato, radicato nel nostro DNA, che risale ai tempi in cui eravamo cacciatori e raccoglitori, quando la sopravvivenza dipendeva dalla nostra capacità di rilevare un predatore che potrebbe attaccarci da dietro.
Questa attenzione alla visione periferica ha risvolti nel mondo moderno e nel marketing. Ad esempio, la potenza della pubblicità esterna e dei cartelloni pubblicitari risiede proprio nella nostra capacità di notare le cose nella nostra visione periferica. Sono disegnati per catturare il nostro sguardo mentre camminiamo o guidiamo, sfruttando questa sensibilità innata al movimento e ai cambiamenti nel nostro campo visivo (e diciamolo, Armando Testa in questo era davvero il numero uno).
I dispositivi come VisionPro limitano in modo significativo la nostra visione periferica, mettendo un blocco fisico tra noi e il mondo esterno. Questo può creare una sensazione di scomodità e, in alcuni casi, persino di nausea; siamo programmati per vedere l’orizzonte, e quando non lo facciamo, il nostro corpo può reagire negativamente.
Considerando tutto questo, non è sorprendente che l’industria dei videogiochi, nonostante un fatturato totale più alto rispetto a quello del cinema (160 miliardi di dollari contro 45) e nonostante la sua indubbia creatività, non abbia adottato i visori VR come standard; le persone non vogliono giocare, o rilassarsi, in un modo che limita la loro capacità di percepire il mondo attorno a loro. Non è naturale, e non è rilassante. La tecnologia che limita queste interazioni fondamentali sembra essere, in ultima analisi, destinata a fallire (su questo consiglio un bel post di Massimo Temporelli).
E poi… 4.000$?!? Dai su!
Il segreto della felicità
La chiave per riuscire a vivere una vita serena a ricca di felicità più che nei nostri geni o nelle nostre abitudini quotidiane, risiede nella profondità e nel numero delle relazioni significative che sviluppiamo nel corso della nostra vita: le relazioni sono una funzione della prossimità e della presenza fisica. Punto.
La tecnologia che limita o interrompe queste connessioni è fondamentalmente problematica: più ci isoliamo dietro i nostri schermi e i nostri visori, più ci allontaniamo dalla nostra natura umana fondamentale. (Insomma nessuno si ricorda Wall-e?)
Il fatto che proprio Apple ovvero l’azienda più ricca e potente del mondo, con la tecnologia più avanzata e le risorse più vaste voglia portare sul mercato un prodotto simile a me fa un pò tristezza e un pò preoccupa.
Mentre scrivo questa newsletter mancano ancora 8 mesi al lancio ufficiale del prodotto negli US; chissà, magari qualcosa da qui a li farà cambiare idea al nostro Tim Apple, oppure VisionPro verrà comunque lanciato sul mercato e magari avrà lo stesso successo del Newton.
Quello che è certo è che Apple non è più l’Apple di Jobs; era questione di tempo, certo, e doveva succedere probabilmente, ma dispiace perchè è la fine del sogno utopico di una azienda capace di interpretare al meglio l’evoluzione della tecnologia per il progresso della specie umana.
Resta l’azienda più grande del mondo, ma ha perso la sua poesia.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe