Il "terzo" posto! (#60)


Non fraintendermi: non sono affatto contro lo smart working. Anzi, credo fermamente che in molti casi sia un modo super efficace per gestire i task di lavoro garantendo un giusto allineamento tra vita personale e vita professionale. La flessibilità che offre i lavoro da remoto, la possibilità di concentrarsi senza interruzioni, la riduzione dei tempi di pendolarismo sono tutti vantaggi innegabili che hanno rivoluzionato positivamente il modo in cui lavoriamo.

E però … c’è un valore nell’essere fisicamente nello stesso luogo con i proprio colleghi che viene troppo spesso trascurato. Le interazioni casuali, gli scambi di idee improvvisi, la comunicazione non verbale, l’energia che si crea quando le persone collaborano di persona – tutti questi elementi sono difficili, se non impossibili, da replicare in un ambiente completamente virtuale o neutro. E c’è anche un prezzo da pagare quando si sceglie di essere “solo” remoti.

Secondo uno studio riportato da HR News sia i lavoratori più anziani (over 55) che quelli più giovani (Gen Z, 16-24 anni) soffrono in modo importante l’assenza di contatti personali con i colleghi quando lavorano da remoto. Il 77% degli over 55 non ama lavorare da casa e il 47% dei giovani si sente abbandonato.

Ma ovviamente tra casa e lavoro la scelta non è obbligata!

Nuovi inizi

Se ricevi questa newsletter da Linkedin è molto probabile che nelle ultime settimane ti sia arrivata una notifica relativa al mio nuovo ruolo. Essere il CEO di Talent Garden Italia è per me, al tempo stesso, un’opportunità ed una sfida che non poteva lasciarmi indifferente.

Le “sedi” di Talent Garden non sono propriamente degli uffici, ma più un ecosistema dinamico dove professionisti, studenti e imprenditori trovano uno spazio accogliente per collaborare, innovare e crescere insieme. Qui, ogni angolo è progettato per stimolare la creatività e l’interazione, offrendo aree di coworking, laboratori tecnologici, eventi di networking e momenti di relax.

Certo, per chi vuole c’è anche l’ufficio tradizionale, ma gli spazi intorno incoraggiano l’incontro, la collaborazione, lo scambio di idee. Insomma i campus sono un luogo dove le persone vengono non per obbligo, ma per scelta, attratte dalla possibilità di connettersi, imparare, crescere.

Ok, ma perchè ti sto raccontando questo?
Spoiler, no, non è una marchetta!

Dove avviene la magia

Fin dai primi giorni nel mio nuovo incarico ho deciso di non prendere un ufficio separato, ma di restare il più possibile nel “flusso”. Il campus dove passo più tempo è senza dubbio quello di Calabiana e tipicamente il mio punto di appoggio è un tavolo vicino al bar, un luogo di passaggio insomma.

Certo, se ho bisogno di privacy o di concentrarmi, posso andare in una saletta riservata, ma il resto del tempo lo passo in questa sorta di piazza dove … avviene la magia.

In poche settimane ho incrociato qui vecchi amici che non vedevo da anni, ho avuto conversazioni impreviste con sconosciuti che sono diventati collaboratori, ho assistito alla nascita di idee brillanti nate da incontri casuali.

Insomma: in un’epoca in cui la solitudine è diventata un’epidemia globale (sì, lo dicono gli studi, non è solo una mia impressione), e dove la rincorsa all’efficienza a tutti costi rischia di inaridirci, credo che posti simili, i cosiddetti “terzi” luoghi diversi da casa e lavoro, siano più importanti che mai. Sono antidoti all’isolamento, catalizzatori di creatività, ponti tra mondi diversi.

E se questo non bastasse, pensa alle grandi innovazioni della storia. Quante sono nate in uffici sterili e quante invece in caffè, piazze, o luoghi di incontro informali? Steve Jobs e Steve Wozniak non hanno creato Apple in un cubicolo aziendale, ma in un garage!

La sfida

La vera sfida, oggi, è creare e preservare questi spazi, certo, ma soprattutto continuare ad innovarli in un mondo sempre più digitale e frammentato perchè il valore che può venire dall’inaspettato è … senza prezzo.

Per anni ho lavorato, almeno otto ore al giorno, nello stesso ufficio, nello stesso posto, pensando che fosse l’unico modo. Anche quando le aziende con le quali lavoravo hanno adottato approcci più flessibili, spesso si è trattato solo di cambiare scrivania all’interno dello stesso ambiente “igienizzato”, senza vere contaminazioni esterne.

Essere in una piazza aperta inserita nel contesto della città, dove si può entrare, interagire, o semplicemente passare per una chiacchierata e un caffè, è un’opportunità incredibile di contaminazione, valorizzazione e creazione di valore.

E allora la domanda diventa, come possiamo progettare città e luoghi di lavoro che favoriscano questi incontri casuali? Come possiamo bilanciare l’efficienza del lavoro remoto con il valore insostituibile delle interazioni faccia a faccia?

Non ho tutte le risposte, ma so che uno dei motivi per cui ho scelto Talent Garden è che qui ho visto questa magia.

Quindi, se passi da uno dei nostri campus e mi vedi in un tavolo vicino ad un bar, abbandona la timidezza e vieni a salutarmi. Magari qualcosa di bello sta per succedere!

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe