C’è una ricetta segreta per trarre il meglio dall’attività che ci impegna più tempo in assoluto nella nostra vita (dopo il sonno)? Forse si!
E’ arrivato il periodo delle feste; il lavoro, più o meno, va in pausa e arriva un pò di sano relax e di recharge per la mente.
Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita, ma cosa serve davvero per essere felici e realizzati sul lavoro? Quali sono gli elementi dell’equazione che dobbiamo mettere in fila per poterci dire che il tempo speso, lo stress vale veramente la pena? Figurati se ho tutte le risposte, ma ho provato a mettere in fila un pò di ragionamenti ed è venuta fuori una formula semplice, ma credo efficace:
F(Felicità) = p(performance) x P(Passione) x I(Integrazione)
Vediamo un elemento per volta.
1. Esprimi il tuo potenziale gestendo le interferenze
È chiaro che non c’è equazione di “soddisfazione” nel lavoro, senza competenze. E le competenze sono condizione necessaria a permetterci di avere una performance che sia di buon livello. La nostra abilità, l’expertise tecnica e funzionale sono fondamentali, ma è altrettanto cruciale che le competenze siano pertinenti al contesto in cui si lavora.
E qui mi tocca lanciare una seconda formula ovvero
p = C – i
La performance, in un contesto lavorativo, è uguale alle Competenze meno le interferenze.
Le competenze che abbiamo rappresentano infatti il potenziale ovvero la massima espressione delle nostre capacità, la somma di tutte le nostre conoscenze, esperienze e abilità. Tuttavia, nella realtà, la nostra performance non è mai uguale al nostro potenziale puro. Perché? A causa delle interferenze.
Le interferenze, come mi ha insegnato il mitico Paolo Gallo, possono essere di due tipi: interne ed esterne.
Quelle interne sono interferenze che nascono e si sviluppano all’interno di noi stessi. Sono i nostri demoni, le nostre insicurezze e paure che limitano la nostra capacità di esprimere pienamente il potenziale. Tra queste c’è la paura del giudizio o del fallimento, la mancanza di autostima, la mancanza di focus.
Quelle esterne derivano dall’ambiente circostante. Sono gli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso, le condizioni e le circostanze che non possiamo controllare direttamente. Tra le esterne c’è la mancanza di risorse, la mancanza di sostegno e la carenza di informazioni o dati.
La chiave per migliorare la nostra performance sta quindi tanto nello sviluppo delle proprie competenze quanto nella gestione delle interferenze, nella loro identificazione e, se possibile, nella mitigazione del rischio e del consumo di potenziale di risorse che comportano. Facile no? … Magari ne parliamo in un’altra newsletter.
Ma attenzione, la competenza da sola non basta.
2. Non seguire la tua passione; trovala
Una delle narrazioni più comuni nel mondo del business e non solo è quella per cui se vuoi vivere una vita lavorativa felice devi “Seguire la tua passione“. Questo è in realtà uno dei peggiori consigli che si possa dare, soprattutto per i più giovani.
Il lavoro è una roba difficile. Affrontare ostacoli e ingiustizie è una costante nel mondo professionale. Se basi la tua carriera sulla ricerca di una passione, al primo ostacolo o momento difficile, potresti erroneamente concludere che quel campo non è la tua vera passione. Questo è un errore.
Ecco perchè il mantra del “follow your passion” è una illusione. Prima di tutto perchè chi ripete questa frase spesso è già ricco (e molto di frequente avendo fatto di tutto tranne che seguire le proprie passioni). Ma in secondo luogo perchè questo mantra ti distrae dalla vera sfida.
Il vero challenge che ognuno di noi ha nella propria vita lavorativa è scoprire quello in cui siamo realmente bravi. “Trovare” la propria passione significa dedicare migliaia di ore nella ricerca, applicarsi con grinta, perseveranza, sacrificio e la volontà di affrontare e superare le difficoltà per diventare eccellenti in un particolare campo.
Quando si raggiunge un livello di eccellenza in un’attività, grazie alle proprie abilità e al duro lavoro, si ottengono di solito anche dei vantaggi economici e una certa fama/prestigio. Inoltre, il sentirsi realizzati e il provare un senso di autostima per i traguardi raggiunti, possono alla fine trasformare quell’attività nella propria passione.
Non ci sono scorciatoie.
Nessuno nasce con una passione innata per la gestione della logistica e delle operations, ad esempio. Tuttavia, pensa a Tim Cook, i migliori in questo ambito sono diventati appassionati del loro campo proprio perché hanno raggiunto l’eccellenza.
Insomma; l’eccellenza porta a opportunità interessanti, che a loro volta alimentano la passione. Trova la tua!
3. Integra la tua vita nel lavoro
(e viceversa)
Prima di chiudere la nostra formula è essenziale affrontare un aspetto cruciale: l’integrazione tra il lavoro e la vita personale. Questo è il terzo pilastro della nostra formula della felicità.
La nostra vita lavorativa non avviene in un vuoto asettico, ma è immersa in un contesto ricco e variegato che include amici, affetti, famiglia e il mondo più ampio che ci circonda. È qui che entra in gioco l’importanza dello scopo e dell’integrazione.
Lo scopo è la bussola che guida il nostro lavoro. È il significato più ampio che troviamo nelle nostre attività quotidiane. Alcune professioni e organizzazioni hanno uno scopo intrinseco, ma è fondamentale per tutti noi trovare un senso nel nostro lavoro, una missione che ci spinga a superare i limiti e a contribuire in modo significativo al mondo che ci circonda.
L’integrazione è quindi la capacità di armonizzare la nostra vita lavorativa con quella personale. Non si tratta di bilanciare due mondi separati, ma di trovare un punto di incontro dove lavoro e vita personale si arricchiscono a vicenda. Questo significa riconoscere che le esperienze, le relazioni e gli impegni fuori dal lavoro non sono distrazioni, ma componenti essenziali che danno forma e sostanza alla nostra esistenza.
La nostra carriera non dovrebbe essere vista come qualcosa di separato o opposto alla vita personale. Piuttosto, dovrebbe essere un’estensione di essa, dove i valori, le passioni e gli interessi trovano espressione e realizzazione. Quando il lavoro e la vita personale sono in armonia, si crea una sinergia che arricchisce entrambe le sfere.
IMPORTANTE: Questi tre elementi non si sommano, ma si moltiplicano. La formula per la realizzazione professionale è quindi
p(performance) x P(Passione) x I(Integrazione)
Se uno di questi tre fattori è a zero sarà molto complesso potersi dire soddisfatti del proprio lavoro.
Trovare l’armonia tra lavoro e vita personale non è solo possibile, ma è la chiave per una vita lavorativa e personale pienamente realizzata.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo! (e Buon Natale!)
Giuseppe