La nottola di Hegel ed Apple (#58)


Gli anni del liceo sono stati per me al tempo stesso un’esperienza stupenda ed un incubo. Stupenda per gli amici, le uscite, l’energia che c’era. Ma anche un incubo; dopo i primi due anni infatti la mia sezione fu sciolta e a noi studenti venne chiesto di scegliere tra la sezione G, un pò più facile, con professori che conoscevo tra cui quello di italiano che era anche il mio insegnante di teatro, e la sezione C… conosciuta da tutti come “la morte nera”. Professori durissimi e poco empatici … Per farla breve mi son preso almeno due materie all’anno da riparare sia in terza sia in quarta liceo!

Di quella sezione però ricordo anche qualcosa di positivo, come la professoressa di filosofia, la Prof. Papitto. Donna sicuramente ruvida e non facile da conquistare, ma con una passione contagiosa per la materia e capace di generare curiosità e interesse, almeno in me. Al punto che oggi, ogni tanto, mi ritrovo ancora a fantasticare di iscrivermi all’università per laurearmi in Filosofia. Poi mi sveglio e torno normale! Ma qualche lezione è rimasta attaccata, fortunatamente!

La nottola di Minerva

Una di queste riguarda la metafora di Hegel sulla nottola di Minerva. Per chi non la conoscesse, Hegel scrive che “la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo“, intendendo che la filosofia arriva sempre tardi, a cose fatte, per comprendere il mondo.

Ma qual è il senso profondo di questa metafora? Perché la saggezza viene rappresentata da una nottola? E perché il suo volo inizia solo al crepuscolo?

La nottola, nella mitologia greca, era l’animale sacro a Minerva, dea della saggezza. È un animale notturno, che si destreggia nel buio grazie alla sua capacità di vedere oltre le apparenze. Allo stesso modo, la filosofia, secondo Hegel, ha il compito di andare oltre la superficie delle cose, di svelare le verità nascoste nel buio della storia.

Ma per fare questo, la filosofia ha bisogno di tempo. Non può comprendere un’epoca storica mentre vi è immersa, così come la nottola non può volare in pieno giorno. È solo quando il sole tramonta, quando un’epoca volge al termine, che la filosofia può prendere il volo e gettare il suo sguardo retrospettivo, comprendendo finalmente il senso degli eventi passati.

C’è qualcosa di poetico e al contempo paradossale in questa immagine. Da un lato, ci ricorda che la comprensione profonda richiede distacco, prospettiva, il coraggio di alzarsi in volo quando tutti gli altri si preparano al sonno. Dall’altro, ci mette di fronte all’inevitabile ritardo della saggezza, che arriva sempre a cose fatte, quando ormai il giorno è passato e non possiamo più intervenire sugli eventi.

Insomma, forse arrivare per ultimi significa arrivare meglio preparati, con una visione più profonda e matura. Forse, come la nottola di Minerva, ogni tanto bisogna evitare di rincorrere le mode del momento o le opportunità che ci circondano e saper aspettare il momento giusto per spiccare il volo e illuminare il mondo con la propria saggezza. Un pò come ha fatto questa settimana Apple con il lancio della sua AI…

Apple Intelligence

Questa settimana, alla WWDC, Apple ha finalmente svelato la sua visione per l’Intelligenza Artificiale; in molti hanno storto il naso, accusando Apple di essere ancora una volta in ritardo e di aver presentato qualcosa di “non” rivoluzionario. Dopotutto, Microsoft, Google e Amazon sono già da tempo sul campo di battaglia dell’AI. Ma io credo che questa lettura sia un filo superficiale e miope.

Come la nottola di Hegel, Apple arriva forse tardi, ma porta con sé una saggezza e una profondità di visione che gli altri non hanno avuto fin qui. Non si tratta semplicemente di rincorrere la concorrenza, ma di ridefinire il gioco stesso. Con Apple Intelligence, l’azienda di Cupertino non sta semplicemente aggiungendo l’AI ai suoi prodotti. Sta ripensando l’intera esperienza utente alla luce dell’AI, con un’attenzione maniacale alla privacy, all’usabilità e all’integrazione con l’ecosistema Apple.

Non è un caso che Apple abbia scelto di processare la maggior parte delle richieste di AI direttamente sui dispositivi, senza inviarle al cloud. Qualcosa che fino ad oggi avevamo visto solo in piccolo prototipi, tra l’altro fallimentari, sarà disponibile nelle tasche di miliardi di persone non tra 5 anni, ma tra pochi mesi.

Non è un caso che abbia stretto una partnership con OpenAI per gestire le richieste più complesse in modo trasparente e sicuro.

E non è un caso che abbia presentato l’AI non come una funzionalità a sé stante, ma come un’intelligenza pervasiva che permea ogni aspetto dell’esperienza utente. In stile Apple, ovvero, come fosse magia!

La lezione della mela

Insomma, mi rendo conto che qui faccio la fine del FanBoy, ma credo che, al di la delle considerazioni sulla tecnologia, Apple ancora una volta abbia dato al mercato una lezione, in stile Hegel, su come vanno affrontate le innovazioni e come vanno portate sul mercato. Tre spunti in particolare :

1. L’importanza del team: Sul palco della WWDC questa volta, come sempre, non c’era solo Tim Cook, ma un intero team di leader e ingegneri Apple. Come in un complesso jazz, ognuno ha avuto il suo momento per brillare e mostrare il proprio contributo con il proprio stile. Questo ci ricorda che i grandi risultati non sono mai il frutto di un singolo genio, ma di un lavoro di squadra appassionato e sinergico.

2. Il potere di un brand: Rendere “ownable”, proprietario e sostenibile nel lungo periodo un concetto come l’AI non era facile. Ma con “Apple Intelligence“, Apple ci è riuscita. Ha marcato una chiara differenza tra un’AI generica, insicura e basata sul cloud, e un’intelligenza in stile Apple: personale, utile, affidabile. Un nome, un concetto, un posizionamento perfetto.

3. L’arte del ritmo: Apple ci ha insegnato che a volte è meglio aspettare, studiare, preparare il terreno. E poi entrare in scena quando tutti meno se lo aspettano, con un colpo di teatro che lascia il segno. Non sempre essere i primi significa essere i migliori. A volte è più saggio aspettare il crepuscolo per spiccare il volo.

Quindi sì, forse Apple è arrivata tardi alla festa dell’AI. Ma, come la nottola di Hegel, porta con sé una saggezza e una visione che gli altri non hanno. Ci ricorda che l’innovazione non è una gara di velocità, ma un percorso di profondità. Che la vera intelligenza non sta nel fare le cose per primi, ma nel farle nel modo giusto.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe