Lavoro, sciopero e AI (#2)

Dal Grinch al sindacato degli sceneggiatori americani

Il mio primo lavoro, ah, che ricordo! Era un freddo dicembre agli inizi degli anni ’90, e insieme ai miei compagni di liceo ci travestimmo da Babbo Natale per girare per i negozi di Frosinone. Raccoglievamo letterine e richieste più o meno ragionevoli dai bambini, un’esperienza formativa e, a volte, anche divertente. Soprattutto quando svelavo la mia vera identità ai bambini più pestiferi, dicendo loro che Babbo Natale era solo una finzione… un po’ come il Grinch, insomma.

Mi è tornato in mente il mio primo lavoro dopo la conversazione avuta con Manlio Ciralli nel podcast Debrief che conduco con Barbara Cassinelli; Manlio ha un ruolo importante all’interno di Adecco Group e con lui abbiamo parlato di lavoro, di AI e di quanto sia fondamentale la formazione continua. Formazione continua si, ma da dove partire?

“Uno studente che studia”

Secondo l’Ufficio Statistico Europeo Eurostat, il 41% dei giovani dell’Unione Europea possiede una laurea universitaria. L’Italia, incredibile ma vero, si colloca quasi agli ultimi posti di questa classifica, con solo il 28% dei giovani laureati. Superiamo solo la Romania, che si attesta al 23%. Altri paesi come Lussemburgo e Irlanda vantano percentuali superiori al 60%, mentre Cipro, Lituania, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Svezia, Danimarca, Spagna, Slovenia, Portogallo e Lettonia hanno già raggiunto l’obiettivo dell’UE di avere il 45% della popolazione con un’istruzione terziaria entro il 2030.

Ma non è tutto. Eurostat mostra che, a livello europeo, ci sono più donne laureate rispetto agli uomini. Il 47% delle donne tra i 25 e i 34 anni possiede una laurea, rispetto al 36% degli uomini della stessa fascia d’età. Le donne tendono anche a conseguire voti più alti e a completare gli studi più velocemente. Tuttavia, nonostante questi dati, cinque anni dopo la laurea gli uomini guadagnano in media circa il 20% in più.

Ma questo è un altro topic per un altra newsletter; un pò come il nuovo logo del Ministero dell’Istruzione e del Merito (che comunque a me fa tenerezza perché ricorda Holly&Benji).

Tornando al tema, se consideriamo che “la laura” come la chiamava Totò è solo un momento, neanche fondamentale, del percorso professionale di ognuno di noi un pò c’è da preoccuparsi. Ancora di più ora che, dopo anni passati a convincerci che dovevamo diventare digitali per avere un futuro, arriva l’intelligenza artificiale a scombinarci i piani e a rubarci il lavoro. No?

LAVORO: ANSIA DA AI?

Il terrore dell’ignoto quando si parla di intelligenza artificiale è evidente in diversi ambiti, dai giornalisti agli editori di siti di e-commerce. Oh, sì, perché il settore dell’e-commerce potrebbe essere uno dei primi a risentire delle nuove dinamiche, così come quello dei motori di ricerca. Gli articoli acchiappa click di oggi ruotano principalmente attorno a una domanda: quanti milioni di lavori saranno cancellati dall’intelligenza artificiale? Segnalo anche un report di Goldman Sachs che stima come un quarto delle attività lavorative che conosciamo oggi potrebbe essere automatizzato dall’intelligenza artificiale generativa nei prossimi anni. Un vero paradiso, eh?

Ma diciamocelo, non è la prima volta che viviamo una situazione del genere. Nella storia dell’umanità, ogni volta che una nuova tecnologia emerge, si scatenano reazioni simili. Ed in parte è anche vero; il primo effetto delle innovazioni epocali come quella che stiamo vivendo è la scomparsa di alcuni lavori, considerati superflui o irrilevanti grazie a tali innovazioni. Questo, ovviamente, alimenta paura e dibattiti pubblici accesi, talvolta sfociando in una resistenza, perfino ostinata, verso il nuovo.

La realtà però è che dovremmo provare a guardare proprio alla storia delle evoluzioni tecnologiche; dopo la fase iniziale di disorientamento, l’adozione di nuove tecnologie ha sempre portato alla creazione di nuovi lavori e nuove professioni, sostituendo quelli persi e addirittura inventandone di inedite. Solo un secolo fa in Italia il 60% della popolazione viveva facendo lavori nei campi. Oggi, la realtà è drasticamente cambiata, e nonostante qualcuno possa rimpiangere il passato, la nostra esistenza si è evoluta.

Ora, è vero che nei prossimi mesi la paura potrebbe prevalere sulla speranza. Ma alla fine di questo processo di trasformazione, ci ritroveremo ad abbracciare pienamente queste nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale. E molte di esse sono ancora in fase di sviluppo e ci sembrano inimmaginabili. Di conseguenza, vedremo emergere una moltitudine di nuovi lavori. L’impatto sarà significativo, e il cambiamento potrebbe rivelarsi estremamente stimolante.

IL PRIMO SCIOPERO

Credit: David McNew/Getty Images

L’intelligenza artificiale non ha ancora eliminato nessun lavoro, ma è già stata responsabile di un grande sciopero negli Stati Uniti. Il Writers Guild of America, il sindacato degli autori americani, ha bloccato la produzione di decine di serie e programmi TV proprio per protestare contro l’AI.

Tra le diverse rivendicazioni dello sciopero, c’è quella del sindacato che vuole “regolamentare l’uso di materiali prodotti con intelligenza artificiale o tecnologie simili“. Oh, guarda un po’, in un’era in cui i chatbot scrivono più di un adolescente annoiato in quarantena, gli sceneggiatori chiedono alle case di produzione di mettere dei paletti. Vogliono evitare di essere sostituiti da un algoritmo o, peggio ancora, ritrovarsi a fare da correttore di bozze a una sceneggiatura scritta da una macchina, con un salario che farebbe impallidire un tirocinante. Che panorama affascinante, non trovi?

La questione principale di questo sciopero riguarda in realtà la rivoluzione dello streaming e come questa abbia rovinato il vecchio modo di guadagnarsi il pane degli sceneggiatori. Ma sai una cosa? Non dovrebbe sorprendere nessuno se l’industria televisiva volesse lasciare la porta aperta all’opzione di affidarsi all’intrattenimento generato da macchine. In un certo senso, lo sta già facendo. Gli algoritmi, i sommelier digitali dietro al tuo menu “Per te” di Netflix, stanno già scegliendo ciò che guardi. Che comodità, vero?

Ma questi algoritmo hanno un segreto: hanno bisogno di molti contenuti, non importa che siano brillanti o unici. Basta che siano familiari e affidabili. E indovina un po’? È proprio questo che l’IA sa fare meglio. Quindi, se sei un creativo che si occupa di sceneggiatura, potrebbe essere meglio iniziare a pensare a come sfruttare l’intelligenza artificiale a tuo vantaggio. Magari potresti diventare il supervisore di un algoritmo, insegnandogli a scrivere le storie più coinvolgenti.

Il punto è che l’intelligenza artificiale è qui per restare e sapere che non siamo pronti, che ci mancano ancora le skill basi del digitale non cambieranno questo fatto. Dobbiamo imparare a gestirla, proprio come impariamo a gestire il tempo, le risorse economiche e le persone. È uno strumento di lavoro che potrebbe apportare vantaggi incredibili se lo sappiamo utilizzare nel modo giusto. Quindi, lasciamo da parte il terrore dell’ignoto e affrontiamo questa rivoluzione tecnologica con curiosità e fiducia. Non dimentichiamo che ogni cambiamento porta con sé nuove opportunità. E chissà, magari un giorno sarai tu a insegnare all’intelligenza artificiale come conquistare il pubblico con le tue storie uniche.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe