Maschio, bianco, etero, cis (#7)


Appunti su cosa possiamo fare, noi “privilegiati”, per diventare veri alleati nella rivoluzione per fermare il Sessismo e la Violenza Maschile.

Ammetto che non era questo il tema che immaginavo di approfondire nella newsletter della settimana, ma le cose cambiano. E quando i cambiamenti sono non solo evidenti, ma anche necessari, bisogna fare qualcosa.

Bisogna cambiare, noi stessi in primo luogo.

Negli ultimi giorni il settore nel quale ho lavorato per almeno 15 anni, il famigerato mondo della pubblicità, è in piena rivoluzione; giorno dopo giorno, grazie anche all’impegno di Massimo e Tania, sono emerse storie di violenze, soprusi, minacce … davvero troppe per pensare che sia una coincidenza e non qualcosa di sistemico. Ne ha parlato anche il Corriere della Sera e molti altri a seguire.

La mia prima reazione è stata quella di, ovviamente, supportare i post, gli articoli ed i commenti usciti; con alcuni amici abbiamo anche lavorato, per così dire, per informare i media tradizionali e dare maggiore visibilità a questo “movimento” (vogliamo chiamarlo così?).

Poi mi sono trovato di fronte ad un post che non mi sono sentito di condividere in pieno; c’era un immagine in particolare che sottolineava come il mondo sarebbe un posto migliore e più sicuro, senza gli uomini. Una provocazione, certo, ma non mi sono trattenuto e ho fatto un commento provando a spiegare come, dal mio punto di vista, non sia solo un tema di genere, ma anche di cultura che porta in molti casi a insabbiare, mistificare e cancellare…

Eh niente: li ho scoperto l’hashtag #notallmen

Prendere coscienza

Per i boomer come me spiego: #notallmen è una espressione utilizzata quando (solitamente) un maschio si inserisce in un discorso sul femminismo, sulla violenza di genere, sulla mascolinità tossica, sul patriarcato. Ovviamente le donne sono consapevoli che non tutti gli uomini si comportano in modo violento nei loro confronti e tuttavia, sanno anche che esiste un numero sproporzionatamente elevato di uomini che adottano comportamenti abusivi nei confronti delle donne. Questo è un dato di fatto inconfutabile, purtroppo.

Quindi siamo tutti colpevoli? Forse.

La chiave per qualsiasi cambiamento reale è prima di tutto essere consapevoli e riconoscere l’esistenza di questi atteggiamenti. Se penso alla mia esperienza personale/professionale in più di 25 anni di lavoro è indubbio che almeno in un milione di casi ho fatto le scelte sbagliate. Tutte le volte che, pensando di essere un capo più amichevole, ho chiamato “tesoro” una collega (e Dio solo sa quante volte mia moglie me lo ha fatto notare, grazie!) o ancora quando in riunioni importanti mi sono trovato a fare quello che viene chiamato mansplaining per mantenere il mio punto e non andare al confronto (so di essere fin troppo assertivo, lo so).

Ma si può essere colpevoli anche di omissione; quando per esempio qualche anno fa un’amica mi ha confidato di aver ricevuto proposte e minacce da uno dei capi delle agenzie che in questi giorni sono sulla bocca di tutti … io non ho fatto un bel niente. Conoscevo quel tizio, potevo andargli a parlare e invece mi sono fermato a consolare la mia amica. Quindi?

Quindi sono colpevole.

Tempo di agire

Sia chiaro; non mi è piaciuto sentirmi attaccato (anche violentemente) in quel commento su Linkedin, però questa presa di coscienza è stata utile perché mi ha portato a domandarmi cosa si può fare, cosa possiamo fare, noi uomini, per cambiare le cose. Siamo certamente parte del problema; ora voglio, vogliamo, essere parte della soluzione.

Come si dice in questi casi non si tratta solo di essere “uomini migliori“, ma di essere “uomini che fanno la differenza“. Questo è importante perché le donne hanno bisogno di alleati e sostenitori maschi; noi “privilegiati” deteniamo ancora il potere in tantissimi contesti e quindi se davvero vogliamo che ci sia equità dobbiamo attivamente sostenere tutte le iniziative che vanno in questa direzione.

L’educazione è un passo fondamentale nel processo di cambiamento; dobbiamo imparare e riconoscere cosa vuol dire sessismo e cosa significa violenza maschile. L’educazione non solo aumenta la consapevolezza, ma può anche aiutare a cambiare atteggiamenti e comportamenti; è un’arma potente contro l’ignoranza e può aiutare a creare una cultura di rispetto e uguaglianza.

Ma anche l’educazione non basta; sempre tenendo ben ferma l’idea per cui non è che le donne abbiano “bisogno” di noi, possiamo però fare la differenza sostenendole e aiutando le organizzazioni che lavorano per combattere il sessismo e la violenza maschile. Questo può includere donazioni, volontariato o semplicemente la condivisione del loro lavoro con gli altri.

Allora forse può essere utile capire di che tipo di uomini c’è bisogno…qualche esempio?

  • C’è bisogno di uomini che interrompano gli uomini che interrompono le donne e non perchè le donne non siano capaci di farsi ascoltare, ma per non lasciarle sole.

  • C’è bisogno di uomini che denuncino attivamente le micro-aggressioni contro le donne di qualsiasi tipo ed in ogni contesto perchè ascoltare non basta.

  • C’è bisogno di uomini che siano di supporto a casa e in famiglia perchè per troppo tempo abbiamo dato per scontato il ruolo della donna anche come caregiver (vogliamo parlare degli impatti del Covid sul lavoro femminile?).

  • C’è bisogno di uomini che si rendano finalmente conto che potrà anche essere comodo assumere persone che ti somigliano, ma non fa bene all’azienda, non fa bene al business e soprattutto non è corretto continuare così. (Della discriminazione nei posti di lavoro avevo parlato già qualche mese, qui il post)

Ecco, non mi dispiacerebbe “imparare” ad essere quel tipo di uomo. Questo significa che non lo sono ancora.

Ma non è solo una questione di azioni individuali. È anche una questione di cambiamento sistemico. Dobbiamo lavorare per costruire una società che valorizza l’uguaglianza nella diversità e il rispetto impegnandosi attivamente nel coinvolgere e nell’ascoltare, tutti.

Questo può significare lavorare per cambiare le leggi, le politiche e le pratiche che perpetuano il sessismo e la violenza maschile, con un obiettivo chiaro.
Un mondo diverso.

Che mondo vogliamo

L’idea per cui il mondo sarebbe un posto migliore e più sicuro senza gli uomini continua a non piacermi; primo perché si, sono un uomo. Secondo perché in quel mondo perdiamo tutti. E allora bisogna parlare.

Posso immaginare che sia difficile lasciare le proprie certezze, ma dire che dobbiamo lavorare per avere diritti uguali per le donne non significa pensare che ci saranno meno diritti per gli uomini; sia chiaro, voglio ancora poter esprimere il mio parere e dare il mio punto di vista anche su temi controversi senza essere attaccato o insultato.

Ma non è un gioco a somma zero; la gender equality, pur nel rispetto di tutte le differenze e diversità di genere, non è solo eticamente desiderabile, ma decine di ricerche sul tema ci danno anche la conferma che, ad esempio, seguire politiche attive su questi temi porta le aziende a crescere, sbloccando un potenziale significativo.

Fare il primo passo quindi permette a tutti di trarne beneficio; uomini, donne, imprese e società.

Noi maschi però dobbiamo davvero essere consapevoli, se ancora non lo siamo, di cosa vuol dire sessismo, cosa vuol dire violenza maschile e non mi riferisco solo al mondo della pubblicità, ma alla società in generale, ad altri contesti lavorativi, ed anche tra le quattro mura di casa. A partire da questa consapevolezza dobbiamo essere pronti a sfidare questi comportamenti tossici, sia negli altri che in noi stessi, in pubblico e in privato.

La lotta contro il sessismo e la violenza maschile è una sfida che richiede impegno per noi, è chiaro. Ma con coraggio e determinazione gli uomini possono fare la differenza e rimediare se possibile in parte ai danni fatti nei secoli passati.

Non è un compito facile, ma è un compito necessario. Alla fine, un mondo più equo e sicuro è un mondo migliore per tutti ed è un mondo nel quale vale la pena vivere.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe

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