Il segreto del successo, nel lavoro e nella vita, è esserci. In “smart” è molto, ma molto più difficile!
L’edizione di questa settimana della newsletter potrebbe non farmi guadagnare punti con mia moglie, specialmente essendo la settimana del suo compleanno, e forse il periodo, poco prima delle vacanze, non è il più propizio… ma proseguiamo!
Nel cercare online dati e opinioni riguardanti lo smart-working e il ritorno in ufficio, mi sono reso conto di quanto la discussione sia ancora bella ricca e polarizzante.
Come tutti, ho sperimentato il lavoro da casa durante il periodo Covid e lo faccio ancora di tanto in tanto, godendo dei suoi indubbi vantaggi. Tuttavia, mi rendo conto di quanto sia impegnativo avere una chiara comprensione dei bisogni dei propri colleghi, del proprio mercato di riferimento e di tutti i livelli di un’organizzazione, specialmente in contesti non strutturati dove la macchinetta del caffè è ancora uno strumento fondamentale per la socializzazione e la condivisione del sapere.
Proprio per queste ragioni, sempre più aziende stanno sviluppando progetti che mirano a far tornare i propri dipendenti in presenza; la resistenza, però, è davvero forte. Ma alla fine, che cos’è l’ufficio?
Connecting People
L’ufficio è il luogo dove si costruiscono relazioni, dove si incontrano i colleghi e dove si ha l’opportunità di conoscere i propri superiori, scegliendo quelli che si desidera come mentori. E i mentori sono le persone che, nel tempo, diventano emotivamente coinvolte nel nostro successo.
In definitiva: senza un luogo fisico di lavoro, i dipendenti hanno meno punti di contatto e di riferimento e, di conseguenza, meno possibilità di avere successo o aumenti di stipendio (secondo alcune ricerche, chi lavora da casa ha il 38% in meno di opportunità di ricevere un bonus).
Il 60% di coloro che lavorano prevalentemente da casa dice che questa esperienza li fa sentire meno vicini ai loro colleghi e, in definitiva, meno coinvolti e integrati. Questo mi ha fatto riflettere sulla mia esperienza personale. Ho notato che quando lavoro da casa sono sicuramente più concentrato e ho meno distrazioni, ma sono anche meno collegato al contesto del mio lavoro e rischio, senza questo contesto, di interpretare erroneamente informazioni preziose. Insomma, non ho le stesse opportunità di interazione e di costruzione di relazioni che ho quando sono in ufficio.
Oltre a ciò, è evidente come il lavoro da remoto possa portare anche a una perdita di creatività. L’ufficio, infatti, è un luogo dove le idee possono fluire liberamente, dove si può “leggere” una stanza e capire le dinamiche di gruppo. Vogliamo davvero esercitare meno il muscolo della creatività in un momento in cui l’AI sta minacciando il nostro lavoro!? La cosa paradossale è che la resistenza maggiore verso l’ufficio arriva proprio dalla categoria che più di tutti avrebbe significativi vantaggi dal ritorno in sede, ovvero i più giovani.
A casa solo per dormire
Mia figlia, nata nel 2004, appartiene a pieno titolo alla GenZ; sono abbastanza sicuro che mi darebbe del “boomer” se leggesse questo post, ma è evidente che anche per quanto riguarda l’equilibrio vita/lavoro (o come dice più correttamente mia moglie, l’integrazione tra i due ambiti) la variabile età è fondamentale.
Quando inizi a lavorare, quando sei più giovane, dovresti davvero passare meno tempo possibile in casa; il mondo è un posto da scoprire per mettersi alla prova, per uscire dalla propria comfort zone e magari anche per prendere delle belle legnate.
Non è quindi solo un tema di lavoro, ma di esperienze, relazioni e magari anche delusioni; il luogo di lavoro fisico offre struttura e connessioni per una generazione che è stata privata di relazioni e crescita. Siamo una specie sociale, in fondo.
Ma lo stesso vale in altre fasi della vita lavorativa; dopo un’acquisizione, in momenti di grande cambiamento, la condivisione “fisica” migliora le performance individuali e di gruppo perché consente di allineare l’organizzazione ed anche di espellere in modo organico chi non trova il proprio ruolo o non si riconosce nella nuova visione dell’azienda.
Lavora “scomodo”
Scrivo questa newsletter alla fine di un venerdì di smart-working dalla casa sul lago; non posso negare che il lavoro da casa possa offrire vantaggi enormi. Però, come ho capito a fatica che purtroppo non posso alimentarmi solo di Nutella, così come capisco che non posso pensare di ridurre tutto a una scelta che sia solo comoda.
Non dimentichiamolo; il futuro del lavoro sarà qualcosa di completamente diverso da quello che abbiamo visto fin qui e non è immaginabile che la sua evoluzione avvenga in modo “ordinato” ed equamente distribuito. Se si vuole avere un ruolo nel suo sviluppo, se si vuole avere una reale opportunità di successo, bisogna esserci. Metterci la faccia anche se questo significa essere un po’ “scomodi”.
Questo non vuol dire tornare indietro e vedere nell’ufficio l’unica modalità operativa, ma significa riconoscere il ruolo che questo posto può avere nella nostra vita e trovare nuovi modi per vivere al meglio ogni ambito della nostra vita, anche quello lavorativo.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe