Vacanze? Naaaaah (#13)


Ci hanno detto e ripetuto che se scegli il lavoro che ami non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita. Allora perché andare in ferie?!

Siamo in quel periodo dell’anno. Le mail ed i messaggi che ricevo da amici e colleghi sembrano tutti in fotocopia “Finalmente si va in vacanza“, “Ho bisogno di un break“, “Ne avevo davvero bisogno“. Eccoci allora pronti per le tanto agognate vacanze. Il periodo in cui qualunque cosa diventa “ne parliamo a Settembre” in attesa che a Novembre si possa cominciare a dire “questo va sull’anno nuovo”.
Ma esattamente, da cosa stiamo cercando di prenderci una pausa?

In ferie da cosa?

Mi torna in mente il famoso video di Sergio Marchionne, che raccontava una vicenda collocata nel tempo pochi giorni dopo la sua presa di comando in Fiat, quando l’azienda stava sanguinando cinque milioni di euro al giorno. Entrando negli uffici deserti, il manager racconta di essersi chiesto dove fosse finito il suo team. Era agosto 2004. Alla spiegazione che tutti erano in ferie, la sua reazione è diventata un meme, “Ma in ferie da cosa?”.

Come direbbe Stanis, questa cosa delle ferie è “un pò troppo italiana”. In fondo già Confucio secoli fa ci ha spiegato quale è il trucco per vivere felici: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita.” Qualche anno dopo anche il buon Steve Jobs ci ha tenuto a dire che “l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che facciamo”. Ma allora, esattamente … chi ha bisogno di vacanze!?

E poi, pensiamoci. Le vacanze sono davvero sopravvalutate! C’è il viaggio, fare e disfare i bagagli, cercare di rilassarsi mentre i bambini urlano in piscina (#truestory), provare a leggere un libro mentre il vicino di ombrellone ascolta la musica a tutto volume. E poi c’è il ritorno a casa, con la montagna di lavanderia da fare e la posta elettronica da controllare. Davvero, chi ha bisogno di tutto questo stress?

Ma no, anzi, usiamo questo periodo in cui sono tutti “distratti” per portarci avanti; fare quel master online che rimandi sempre, iniziare la pila di libri su cui campeggia la scritta “da leggere”. Portiamoci avanti, che il tempo non aspetta!
Io ad esempio ho in programma di iniziare a scrivere il mio nuovo libro, preparare il corso universitario in IULM che parte l’anno prossimo, scrivere gli speech per gli eventi dell’autunno … O forse no…

Have a break!

In realtà, nonostante sia assolutamente un fan di Marchionne (e di Stanis, sia chiaro) devo ammettere che sto imparando, non solo ad Agosto, quanto possa essere importante prendersi un momento di pausa e lasciare che la mente vada “altrove”.

Sia chiaro; so bene che (1) non tutti se lo possono permettere e che (2) il lavoro occupa una parte significativa della nostra vita, sia per il tempo che vi dedichiamo, sia per l’impatto emotivo che può avere su di noi. Ma è proprio per questo motivo che, a seconda delle sue caratteristiche, può essere un promotore o un distruttore della nostra salute mentale. Ed anche quando tutto va bene, quando siamo nel flow, c’è sempre un certo grado di stress associato al lavoro, soprattutto quando è svolto per un periodo molto lungo e ininterrotto.

Ho la fortuna di avere in casa chi mi ricorda che quando lo stress diventa cronico, ha effetti deleteri sul cervello, causando uno squilibrio nella trasmissione dei neurotrasmettitori. Ecco perché, in realtà, i periodi di riposo sono fondamentali per il recupero del funzionamento equilibrato del cervello. Questo è ancora più importante in professioni con turni di lavoro e altre perturbazioni del sonno, che hanno un impatto aggiuntivo sulla funzione cerebrale.

Ma quali conseguenze può avere la mancanza di riposo sulla salute mentale?

Le dimensioni del fenomeno

Fermandoci ai dati che riguardano il nostro paese, l’Italia, iniziano ad esserci dati ed informazioni puntuali che descrivono questo fenomento. In particolare le ricerche ci dicono che:

In generale, il burnout sembra essere un problema sempre più diffuso in Italia e colpisce persone di ogni età e provenienza. Le statistiche mostrano che il burnout è un problema serio per le aziende, poiché influisce sulla produttività aziendale e sul benessere dei dipendenti, e incide per quasi il 50% sul fatturato aziendale.

Che fare?

Quando non ci riposiamo, il cervello subisce gli effetti dello stress cronico, con alterazioni della chimica cerebrale e infiammazione. Questo porta a sintomi che vanno oltre il semplice affaticamento, includendo depressione, ansia, disturbi del sonno, sintomi cognitivi come perdita di memoria o difficoltà di concentrazione. Questi sintomi possono o non essere abbastanza intensi e prolungati da evolvere in una malattia mentale, come la depressione. Insomma … #NOBUONO.

Promuovere stili di vita salutari è quindi il primo passo per interrompere il circolo vizioso; ad esempio con l’esercizio fisico, periodi di riposo, rispetto dei cicli sonno-veglia e… anche qui devo migliorare, alimentazione sana.

Che fare? (“company edition”)

Insoma, tutto considerato, per le aziende spingere fino a “obbligare” i propri dipendenti ad andare in ferie è in realtà una strategia assolutamente necessaria e per certi versi egoistica visto che una buona salute mentale dei team migliora anche i loro risultati. In questo senso, forse, la formazione è la cosa più importante, in particolare per i leader, perché sono loro a determinare la cultura e il funzionamento dei team. Non serve a nulla che il CEO sia molto sensibile al tema se i manager intermedi non lo mettono in pratica.

Ammetto, lo ripeto, di non essere l’esempio da prendere come modello qui, ma proprio perchè ci sono dentro mi è sempre più chiaro che il riposo e il recupero sono fondamentali per la nostra salute mentale. Non solo ci aiutano a gestire lo stress e a prevenire condizioni come il burnout e la depressione, ma ci permettono anche di essere più produttivi e, non male, soddisfatti nel nostro lavoro.

Quindi, nei prossimi giorni e settimane, ricorda di prenderti il tempo per “staccare la spina” e rilassarti. Il tuo cervello te ne sarà grato.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe