I genitori sono responsabili per i loro figli; un messaggio trovato in una passeggiata in Val Pusteria tanto banale quanto per nulla scontato …
Quando è nata figlia1 (dicembre 2004) non avevamo i social e anche internet era davvero un’altra cosa. E però vivendo i nonni e la zia a più di 300km di distanza dovevo trovare una soluzione facile per permettere loro di vedere la nipotina giorno per giorno. Fortunatamente qualche mese prima era nato un sito per la condivisione di foto; Flickr è così diventato il mio primo “social” nel quale caricare foto e video dell’erede. Ma siccome l’alfabetizzazione digitale era lontana, all’epoca comprai anche un dominio (un www.) con la data di nascita di figlia1 e un redirect alle foto, pubbliche. (oggi quel dominio esiste ancora e manda… all’Instagram di figlia1).
Qualche anno dopo, con l’arrivo di Facebook e Instagram le cose sono “rapidamente” degenerate fino a quando, circa 5 anni fa, figlia1, con fare perentorio mi fa “o togli le mie foto dai social o ti denuncio!” Aveva tredici anni, pensavo stesse scherzando …
Non stava scherzando!
Lo chiamano “sharenting”
Nelle ultime settimane è diventato virale un video di Deutsche Telekom che avverte i genitori sui rischi della condivisione online delle foto di minori.
La parola “sharenting” è così diventata molto popolare, anche da noi; si tratta di una pratica che è sempre più comune negli ultimi anni, ma che solleva anche preoccupazioni riguardo alla privacy dei bambini e alla sicurezza online. Un paio di numeri sul tema:
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Secondo uno studio del 2019 condotto da Ipsos per l’agenzia di pubblicità Havas Group il 57% dei genitori in tutto il mondo ha condiviso foto dei propri figli sui social media, mentre il 28% ha condiviso video.
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Un’altro studio del 2020 condotto da NordVPN ha rilevato come negli US il fenomeno sia ancora più accentuato; il 79% dei genitori negli Stati Uniti infatti condivide foto dei propri figli sui social media, mentre il 12% condivide informazioni personali come la data di nascita o il nome completo.
Le conseguenze dello sharenting vanno oltre la semplice violazione della privacy. Le foto dei bambini possono essere utilizzate per scopi nefasti, come il cyberbullismo o l’identità fraudolenta. Inoltre, la sovraesposizione online può avere un impatto negativo sulla formazione dell’identità dei bambini e sulla loro autostima.
Essere (genitori) digitali
Era inevitabile. Con l’avvento dei social media, la condivisione di foto e video dei nostri figli è diventata una norma culturale. Questi momenti, una volta riservati agli album di famiglia o alle cassette VHS, sono ora alla portata di un pubblico globale. Questa condivisione ha permesso ai nonni che vivono lontano di vedere i loro nipoti crescere in tempo reale, agli amici di celebrare i traguardi dei bambini e ai genitori di trovare una comunità di supporto online con cui condividere sfide e gioie.
E però … la facilità con cui possiamo scattare una foto e condividerla con il mondo ha oscurato la complessità delle questioni etiche e legali che si nascondono dietro ogni immagine e ogni video.
Ogni volta che condividiamo una foto di un bambino, stiamo creando un’orma digitale che potrebbe durare per sempre. E mentre potrebbe sembrare innocuo condividere una foto del primo giorno di scuola o di una festa di compleanno, dobbiamo chiederci: chi potrebbe vedere queste immagini? E come potrebbero essere utilizzate in futuro?
I bambini, come gli adulti, hanno diritto alla privacy. Mentre i genitori possono decidere consapevolmente di condividere la propria vita online, i bambini non hanno voce in capitolo su come vengono rappresentati (figlia1 è stata molto chiara al riguardo.. ed aveva molta ragione)
La domanda sorge spontanea: dove tracciamo la linea tra ciò che è pubblico e ciò che dovrebbe rimanere privato? E come possiamo garantire che i nostri figli abbiano la possibilità di creare la propria identità digitale senza essere influenzati dalle scelte che facciamo oggi?
Fate i Genitori, Non gli Influencer
Questa settimana siamo in vacanza in Val Pusteria e il cartello che ho inserito come immagine di questo articolo l’ho trovato all’ingresso di un parco giochi con scivoli e altalene. Mi è sembrato tanto banale e scontato, quanto illuminante.
“I genitori sono responsabili per i loro figli!” Certo che si!
Io mi sento di dire che ho imparato questa lezione in modo profondo e personale. Dopo aver condiviso liberamente foto di figlia1, mi sono reso conto dell’importanza, da genitore, di essere responsabile e di proteggere l’identità e la privacy dei miei figli.
Con mia moglie ho preso la decisione consapevole di non pubblicare foto di figlia2 in cui sia riconoscibile il suo viso. Inoltre, ho speso tempo ed energie per cancellare tutte le foto che avevo pubblicato su figlia1, sia dai social sia da Google. Non è stato un compito facile, ma è stata una scelta necessaria per il benessere dei miei figli.
In generale prima di condividere quella foto adorabile o quel video divertente, cerco di chiedermi: “Questo è nel migliore interesse delle mie bimbe?”
La risposta potrebbe sorprendervi, come è successo a me.
E in questa sorpresa, potreste scoprire una strada autentica e amorevole, meno commerciale, verso la genitorialità. Una strada che celebra i momenti preziosi senza compromettere l’integrità e la dignità dei nostri figli. Una strada che riconosce che ogni bambino è un individuo unico, con diritti e desideri propri, e non un accessorio da esibire.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe