A Natale siamo tutti più buoni; ecco il regalo per gli amici che seguono questa newsletter! Auguri e buona lettura!
Spoiler alert! Io le previsioni le “canno” tutte, da sempre. Ultima in ordine di tempo quando ho “previsto” che Apple mai e poi mai avrebbe introdotto un device di Mixed Reality… eh, non è andata bene.
Però l’esercizio di provare a capire come si sta evolvendo il mercato nel quale lavoro, mi pare comunque una attività utile e meritevole per cui, mettiti comodo, ecco i 10 trend/previsioni (+1) di cose che vedremo nel 2024 secondo DottorMayer.
Ma da dove partiamo? Dal regalo, ovviamente!
Il regalo
Con la fine dell’anno come di consueto arrivano le previsioni e report sui trend attesi per il 2024. Negli ultimi giorni ho raccolto e studiato una serie di pdf sul tema; 127 documenti che provano a disegnare gli scenari del futuro prossimo (e non solo).
Li ho organizzati in 14 aree tematiche per rendere più facile la fruizione. E siccome a Natale siamo tutti più buoni ti lascio qui di seguito i link alle singole cartelle.
Le aree coperte sono:
Se manca qualcosa, o semplicemente vuoi contribuire a mantenere questo lavoro aggiornato, mandami i documenti che hai trovato o prodotto e li integro con piacere qui.
Detto questo… Partiamo!
1. Scompaiono le interfacce
Una volta c’era lo schermo nero a cristalli liquidi versi, poi è arrivato il mouse, poi abbiamo iniziato ad usare il dito. Nel 2024, e sempre più nei prossimi anni le interfacce tenderanno a semplificarsi e, progressivamente, a scomparire. E’ qualcosa che è possibile intravedere come tendenza già dal 2018, ovvero dai primi assistenti vocali, ma è chiaro che ora le cose si fanno più serie ed interessanti.
L’intelligenza artificiale generativa sta trasformando profondamente l’esperienza di internet, passando da un approccio transazionale a uno personale, rendendo le persone sempre più comprese e rilevanti nel discorso di marca e non solo. L’AI generativa eleva così internet da semplice fonte informativa a piattaforma intelligente, arricchendo l’esperienza utente come non era mai stato possibile prima.
I benefici di questa trasformazione sono evidenti sia per le persone, che si sentono più comprese e ascoltate, sia per i brand, che possono utilizzare questa comprensione per plasmare prodotti, servizi ed esperienze altamente pertinenti. Le marche più innovative vedranno in queste interfacce conversazionali un’opportunità per iniziare a sviluppare veramente brand responsivi o, per dirla ancora meglio, fare “branding as a service”.
2. Il brand diventa servizio
In 15 anni di social media ci siamo sentiti ripetere, fino a svuotare di significato la parola stessa, che tutti gli sforzi, tutti i post e piani editoriali che era necessario produrre avevano l’obiettivo di rafforzare il senso della community.
Il punto è che i brand vogliano costruire comunità di interessati alla propria offerta perchè questo permette ai loro prodotti di funzionare più come un servizio creando un legame più profondo con il marchio, stimolando acquisti a maggiore frequenza e un coinvolgimento maggiore.
Se con i social questo legame era reso possibile dall’utilizzo di piattaforme di terza parte, adesso, grazie a digital project low code, agli LLM e alla possibilità di generare “facilmente” servizi di valore per le persone, le marche scoprono nuove opportunità per aumentare lo “share of time” dei propri consumatori, allargando il proprio scope nella vita delle persone con l’obiettivo di ridefinire le dinamiche di ingaggio attraverso una comprensione più profonda dei bisogni e dei desideri della loro audience.
3. “L’ho fatto veramente falso”
Il tema delle “fake news” non è certo nuovo; da anni si parla della necessità di combattere la disinformazione considerando anche la dinamica delle nuove tecnologie e delle piattaforme social e il loro impatto sulla fiducia dei consumatori. Oggi con l’affermarsi degli influencer virtuali e le possibilità offerte dall’AI in materia di generazione di immagini e deepfake, la linea tra realtà e finzione appare sempre più sfumata.
Queste tecnologie offrono nuovi modi per rappresentarci e esprimerci online (hai presente la mia foto di profilo qui su Linkedin?) ma provocano anche un aumento di contenuti “realmente finti” di alta qualità mettendo a rischio la fiducia dei consumatori.
Questo trend porta da una parte nuove potenzialità creative, ma dall’altra dilemmi etici riguardanti consenso e identità; stiamo assistendo di fatto a una trasformazione nel modo in cui i media vengono prodotti e consumati, e questa trasformazione non è così lontana come si potrebbe pensare. Imprese, brand e persone devono trovare rapidamente un equilibrio tra l’abbracciare l’innovazione e conservare fiducia e autenticità nel proprio messaggio.
Facile prevedere che nei prossimi mesi si inizierà sempre più seriamente a fare pressioni sulle aziende che mettono a disposizione questi strumenti per consentire di identificare la natura “artificiale” o falsa dei contenuti.
Google ha già annunciato un sistema di watermark e etichettatura non rimovibile per immagini generate con AI, mentre Adobe ha lanciato un’icona “Content Credentials” incorporata nei metadati dei contenuti creati con il loro software. A queste si uniranno certamente anche iniziative più “educational” per aiutare le persone nel riconoscimento dei contenuti manipolati e nella comprensione ed utilizzo delle nuove tecnologie di rilevamento.
4. La mia identità è mia?
Direttamente collegato al trend precedente è la considerazione per cui, se davvero queste tecnologie sono in grado di replicare un contenuto, una voce, un viso in modo indistinguibile dall’originale, allora i confini della proprietà intellettuale e dell’identità personale saranno messi a dura prova nel 2024.
È un tema, chiaramente rilevante in particolare per personalità note, come dimostrato dallo sciopero degli attori di quest’anno.
È una questione che interessa inevitabilmente ad esempio i musicisti come evidenziato dal caso della canzone di Drake/The Weeknd ‘Heart on my sleeve’. Prodotta dall’anonimo ‘Ghostwriter‘, la traccia sembrava destinata al successo con più di 600.000 ascolti e 15 milioni di visualizzazioni su TikTok, fino a quando non è stata rimossa dalle piattaforme sotto pressione di Universal Music. Eh già perché ne Drake ne The Weeknd avevano realmente partecipato ne alla scrittura ne all’esecuzione del brano.
Ma non tutti giocano in difesa: La cantautrice canadese Grimes, ad esempio, ha lanciato Elf Tech. Uno strumento che consente a chiunque di realizzare un brano con la sua voce chiedendo in cambio di dividere il 50% dei diritti d’autore derivanti dal nuovo brano creato dall’AI con la Grimes stessa.
Anche attori conosciuti come Michael Douglas hanno dichiarato di voler considerare la possibilità di concedere in licenza il proprio nome e aspetto: “È solo questione di tempo prima che tu possa ricreare qualsiasi persona deceduta a qualsiasi età con la voce e le maniere, quindi voglio avere un certo controllo.”
Nei prossimi anni, chi si occupa di proprietà intellettuale sarà sicuramente impegnato a contrastare l’abuso di AI e a sviluppare nuove leggi in grado di tutelare questi diritti. Nel frattempo, imprese, marchi e individui dovranno trovare un modo per bilanciare innovazione e consenso. Come ha detto will.i.am a Mark Read al Cannes Lions di quest’anno, “Dobbiamo assicurarci che l’aspetto e l’essenza di ogni singola persona siano di loro proprietà. Perché è un diritto umano.“
5. Il retail si fa media
Chi ha detto che nel punto vendita si deve parlare solo di acquisti o di fatturato per metro quadrato? L’evoluzione in atto in questo ambito porterà sempre di più a percepire questi spazi di relazione con le persone anche come un media ricco di dati di qualità sulla propria audience da offrire ad inserzionisti interessati.
Il cosiddetto retail media già oggi è un settore con numeri e trend impressionanti. Secondo Luma Partners il tasso di crescita di questa industry è più rapido rispetto a quello che abbiamo visto negli anni scorsi con il search e con i social media. Reuters proietta che entro il 2028 i ricavi dai network di media nel retail (RMN) rappresenteranno il 15,4% di tutti i ricavi pubblicitari, superando la televisione come piattaforma pubblicitaria.
Il vantaggio per gli inserzionisti è evidente; non si acquistano più spazi messi a disposizione da editori sulla base di generici interessi dell’audience, ma dati e informazioni sulle transazioni reali delle persone che diventano variabili di pianificazione promettendo performance incrementali sui proprio investimenti. Per il retail questo non solo si traduce in entrate incrementali, ma anche in una crescita del valore medio del cliente.
6. La C di Commerce sta per Content
Miliardi di spettatori in tutto il mondo attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 con i loro schermi video, grandi e piccoli. Tra Netflix, app di streaming, abbonamenti e TikTok sta prendendo forma il futuro dell’industria dei media e della pubblicità. Nel 2024, l’evoluzione della tecnologia permetterà lo sviluppo di esperienze innovative su queste piattaforme che partendo dal contenuto porteranno direttamente a processi di acquisto frictionless: lo chiamano “content-to-commerce”. Ma cosa significa?
Significa che seguendo l’evoluzione delle abitudini di fruizione dei media e sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia, nuove modalità di acquisto e consumo online inizieranno a consolidarsi nel 2024 a partire dalla fruizione di contenuti interattivi
Video in real time ed in differita permettono già oggi ogni tipo di attivazione da parte dell’audience, inclusi formati interattivi e nuove forme di product placement. Questa tendenza si rafforzerà nel 2024 permettendo alle persone di provare modalità ancora più dirette per “fare shopping” degli articoli presentati all’interno dei format di contenuto; dall’acquisto di prodotti di moda alla richiesta di un test drive non ci sono limiti a quello che è possibile realizzare. Mentre l’applicazione di codici QR nelle pubblicità TV è già più che diffusa, sarà il 2024 l’anno in cui soluzioni più integrate Tv/mobile/IOT vedranno la luce ridefinendo i confini stessi di quello che definiamo intrattenimento.
7. Verso la convergenza del multiverso
Quest’anno il termine “Metaverso” ha ceduto il passo nei media a favore dell’AI, ma la sua evoluzione tecnologica continua. Un momento apicale sarà nel 2024 il rilascio di Vision Pro di Apple insieme ad altri importanti dispositivi come il Quest 3 di Meta; questi nuovi device saranno fondamentali per stimolare la crescita dei media virtuali e dei contenuti nel tempo. Sarà il momento della verità per queste tecnologie e per riuscire a comprendere realmente le loro potenzialità e i loro campi di applicazione.
Contemporaneamente le piattaforme digitali si concentreranno su identità e verifica dell’utente alla luce della prossima deprecazione dei cookie di terze parti nel 2024. Di conseguenza, più brand consumer di grandi dimensioni utilizzeranno portafogli digitali abilitati dal web3 per contrastare la perdita di dati e rafforzare i legami con i consumatori, offrendo una gestione dei dati più sicura e decentralizzata, garantendo la proprietà degli asset da parte degli utenti e facilitando interazioni dirette e personalizzate.
La convergenza delle tecnologie XR, AI e Blockchain darà una spinta significativa al ridisegno dei contenuti di brand ridefinendo l’idea stessa di esperienza. Stiamo entrando in una nuova era in cui le linee tra virtuale e reale si sfumano, offrendoci orizzonti creativi illimitati.
8. (a)Social Media
Anche qui, parliamo di un trend che ogni anno si ripresenta. Ma forse qualcosa sta realmente cambiando e lo vedremo meglio nel 2024. Non sarà la fine dei social, ma la proliferazione dei profili e l’esigenza di razionalizzare gli investimenti avranno un impatto.
Il mercato è cambiato e le aziende giustamente devono tornare ai fondamentali, agli obiettivi di business, le strategie di crescita, i KPI e i clienti di valore. È fondamentale fare un passo indietro, sfidare le proprie ipotesi sulle piattaforme utilizzate e pensare a ciò che è meglio per il proprio business.
Non mi stupirebbe vedere alcuni brand “uscire” dalle grandi piattaforme a fronte di risultati non coerenti con le aspettative.
Questo darà ai social marketer più tempo con le piattaforme che superano la selezione – tempo per comprendere meglio i loro pubblici, sperimentare con i contenuti per vedere cosa risuona di più, stare al passo con le tendenze e gli algoritmi, e familiarizzare con tutte le funzionalità. Perché padroneggiare alcune piattaforme chiave è sicuramente meglio che essere mediocri in molte.
9. Essere sostenibili non basta più
In un’epoca in cui le parole “sostenibilità” e “protezione ambientale” sono diventate quasi un cliché, è tempo di alzare l’asticella. Essere BCorp, dichiarare i proprio obiettivi ESG è un pò come dire che il nostro detersivo lava più bianco.
Non basta più.
Così come non basta limitarsi a preservare ciò che abbiamo; è indispensabile adottare un approccio proattivo e trasformativo. A maggior ragione se consideriamo che le nuove tecnologie che tanto ci appassionano sono in realtà tremendamente impattanti da tutti i punti di vista. Quindi?
Quindi nel 2024 sentiremo parlare sempre più di rigenerazione, non solo di sostenibilità. Il mondo chiede un cambiamento radicale nei comportamenti e nelle strategie, non solo per salvaguardare l’ambiente, ma per invertire attivamente i danni causati dalle generazioni precedenti.
I brand, le big corp che guidano l’economia globale, saranno chiamate all’azione e a dimostrare concretamente il loro interesse su questo tema; si tratta di aziende che, per ruolo e risorse, sono in una posizione unica per guidare il cambiamento, non solo per la loro influenza, ma anche per la responsabilità sociale intrinseca al loro potere.
10. Il nuovo Umanesimo
E’ chiaro che uno dei trend principali del 2023 è stato l’affermazione della Generative AI nella vita e nel lavoro di tante persone; in un mondo dove una simile tecnologia non è più un concetto astratto, ma una realtà concreta diventa inevitabile iniziare a ripensare la nostra identità di esseri umani.
Le aziende, le persone, le istituzioni continueranno anche nel 2024 a dibattere su questi temi, riflettendo su ciò che ci rende unici come esseri umani e ci dà uno scopo. Per alcuni, l’“eccezionalismo” umano è una narrazione falsa. Siamo solo una specie nel regno animale, parte di un ecosistema con legami innati con la natura, e sarebbe meglio disconnettersi dalla modernità per ascoltare la nostra intuizione. Altri credono invece che siamo destinati a fonderci con l’intelligenza artificiale, con la scienza e la tecnologia, permettendoci di potenziare le nostre capacità cerebrali e fisiche all’infinito e risolvere così i problemi più urgenti del mondo.
Entrando nel 2024, i consumatori si aspettano che i brand riconoscano queste due realtà conflittuali e li guidino verso un futuro sicuro. L’AI ha il potenziale per migliorare le nostre capacità cognitive più che mai, mentre in tanti mostrano la volontà di “esternalizzare” parte del loro carico cognitivo ai brand e alle piattaforme, inclusa l’AI.
Parallelamente, si diffonde un senso di ansia tecnologica che porta anche un crescente riconoscimento dell’importanza del contatto con il mondo naturale. Questa tensione tra tecnologia ed ecologia diventerà sempre più accentuata man mano che l’umanità affronta nuove iterazioni di AI generativa.
(+1)
L’epoca d’oro dei lavoratori della conoscenza si avvia verso il tramonto. Per 50 anni hanno dominato il mondo del lavoro; ora semplicemente, la loro utilità è in declino. Questo non significa la loro scomparsa – proprio come gli agricoltori non sono scomparsi con la rivoluzione industriale – ma piuttosto l’emergere di una nuova classe di lavoratori.
Questa nuova classe di professionisti integreranno l’intelligenza artificiale in ogni aspetto della loro vita lavorativa e personale, sfruttando il suo potenziale per massimizzare la produttività e l’innovazione. Ogni giorno
Questo cambiamento di leadership nel mondo del lavoro si manifesterà l’anno prossimo in un contesto globale tumultuoso, segnato da guerre, tensioni geopolitiche, e importanti elezioni che nel 2024 avranno un impatto significativo nel panorama internazionale.
Tuttavia, il modo migliore per affrontare questi cambiamenti è, ancora una volta, con un senso di <.
Questa nuova era richiede una mentalità nuova: richiede di essere flessibili, adattabili e sempre pronti ad imparare. Con l’AI che diventa una forza onnipresente, il suo utilizzo consapevole e etico sarà fondamentale.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe