1 anno, 3 mesi e 1 settimana. Nell’arco di una vita non è tantissimo, ma nell’arco di 1 anno e qualcosa è un casino di tempo. Questa newsletter, da quando è partita, non ha perso un’uscita; ogni domenica, alle 10.01 viene spedita ad amici e contatti. E’ perché ho un sacco di tempo libero? Non esattamente.
Certo, quando è partito questo esperimento c’era anche la voglia di provare a me stesso di avere costanza e pazienza (due qualità che non mi sento di mettere in cima alla lista delle mie skill), ma ho scoperto nel tempo che c’è di più.
Se nonostante le riunioni, le call, i meeting, i pranzi e le N cose che potrei fare trovo il tempo per scrivere queste righe, fare ricerca e mettere in fila gli appunti presi nella settimana è perché, facendolo alleno la mia capacità di pensare e, in definitiva, faccio crescere anche il valore delle mie idee.
Ma cosa vuol dire?
Il valore di una idea
Le idee migliori di solito mi vengono poco prima di addormentarmi; in quella situazione strana di relax e respiro profondo mi rendo conto di essere curiosamente lucido e di avere una chiara visione di quello che vorrei fare/raggiungere. E quindi corro a cercare il mio telefono per prendere una nota, scritta o vocale, poco importa; sono pensieri, sono fluidi e va bene così.
Ovviamente il giorno dopo buona parte di queste idee è sparita o, ancora più di frequente, con la luce del giorno ti rendi conto che quello che sembrava interessante e stimolante è in realtà banale e “già visto”. Come diceva un mio caro amico “il valore di una idea è zero; il valore di un idea è metterla in pratica”. I nostri pensieri sono come quell’acqua che scivola via tra le dita: sfuggenti, difficili da afferrare e ancora più difficili da trattenere.
La mente umana, per sua natura, è un fiume in piena di idee, intuizioni e connessioni. Se c’è una cosa che sono sicuro non mancherà mai nel futuro, anche in un futuro ricco di AI, sono le idee. Ma senza un modo per catturarle, senza un modo per sistematizzarle e metterle in fila, rischiano di disperdersi nel nulla. La buona notizia è che la soluzione c’è ed è, tanto per cambiare, una tecnologia.
Solo che qui non parliamo di AI o di super innovazione, ma qualcosa di accessibile e facile da implementare per tutti.
Ti basta un foglio, ed una penna!
Il bicchiere magico
Lo spunto per questa riflessione mi è venuto dopo aver visto la serie TV “Dark Matter” su AppleTV. (a me è piaciuta). Senza fare spoiler, ma ad un certo punto della trama viene fuori proprio questo. Il pensiero può aprire delle porte (…) ma per riuscire a capire cosa ci aspetta dall’altra parte non basta.
La scrittura è il nostro bicchiere, il contenitore che ci permette di raccogliere e conservare i pensieri, le idee, gli spunti. Ma è un bicchiere magico perchè in realtà non si limita solo a contenere, ma è capace anche di trasformare.
Di fatto quando le idee sono nella loro forma iniziale non possiamo capire se hanno o meno un senso; come portare l’acqua al mulino con le mani … un sforzo eroico, ma inutile. Quando scriviamo invece, certo, stiamo dando forma concreta alle nostre idee, ma soprattutto stiamo creando connessioni che prima esistevano solo nella nostra mente e scoprendone di nuove. Con una precisione ed una accuratezza nella scrittura che il libero pensiero non potrebbe mai avere.
Certo, qualche goccia schizza fuori e certo non tutto quello che pensiamo finisce sulla pagina (e in alcuni casi sarebbe bene non ci finisse comunque). Ma quello che rimane, e soprattutto il processo di sistematizzazione, di razionalizzazione è prezioso, tangibile, e … condivisibile.
OK ma.. perchè pubblicarlo?!
Per quanto “scritto” fin qui il valore del processo è già nella produzione del testo, ma allora… perchè una newsletter? Perchè il bisogno di condividere questi pensieri con un pubblico di colleghi ed amici?
Escludendo per un attimo il tema del mio bisogno atavico di ricevere apprezzamenti dall’esterno (ma dai!!), credo che anche qui c’entri la volontà di rendere pratici, “actionable” i pensieri. Ma non solo! C’è un altro effetto collaterale che riguarda la possibilità quel piccolo seme possa essere magari per qualcuno motivo di ingaggio, faccia venire voglia di fare una chiamata o semplicemente spinga a riprendere un contatto.
E in questo anno, tre mesi e una settimane questa “magia” si è già verificata almeno 100 volte; persone lontane che non sentivo da tempo, o persone vicine che vedo ogni giorno, ma con cui parlo di lavoro. O ancora persone che non conosco che trovano in questi post un buon motivo per entrare in contatto.
Quindi sì, dedico un’ora alla settimana a questa newsletter. Un’ora che potrei usare per rispondere a più email, fare un’altra call, o semplicemente riposarmi. Ma la vedo come un investimento. Un investimento in chiarezza mentale, in creatività, ma soprattutto in connessione.
Perchè certo, il valore di un’idea sta nel metterla in pratica ma farlo con qualcuno è molto, ma molto più divertente che farlo da soli.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe