Urgenze Vs. Emergenze (#53)


Qualche giorno fa, durante il volo di ritorno da una breve vacanza con mia moglie e #figlia2, l’aereo ha iniziato ad attraversare una zona di turbolenza, con sobbalzi sempre più forti.

Mentre cercavamo di mantenere la calma, stringendo le cinture e ripiegando i tavolini, mi ha colpito la reazione dell’equipaggio. Nonostante la situazione fosse tutt’altro che confortevole e richiedesse azioni rapide e decise, gli assistenti di volo hanno gestito tutto con estrema professionalità e un certo automatismo, frutto di addestramento ed esperienza.

In nessun momento ho avuto la sensazione di essere in una vera emergenza. C’era tensione, certo, ma anche un senso di controllo e competenza. Ogni membro dell’equipaggio sapeva esattamente cosa fare e come farlo, trasmettendo ai passeggeri un rassicurante senso di sicurezza.

Noi passeggeri sapevamo di essere in buone mani, anche se la situazione di urgenza era scomoda e potenzialmente preoccupante.

Ecco, credo che spesso, nella vita di tutti i giorni, tendiamo a confondere i termini urgenza ed emergenza ed invece è proprio in contesti come quello del nostro volo che capisci quanto sia importante non solo distinguere correttamente tra le due, ma soprattutto essere pronti e preparati per affrontare le diverse situazioni.

Estote parati

Se possibile in ambito lavorativo la distinzione tra emergenza e urgenza è ancora più importante; troppo spesso questi concetti vengono confusi, creando un clima di costante stress e pressione. Quando tutto viene etichettato indistintamente come “urgente” o “emergenza”, si perde di vista ciò che è veramente prioritario e perde di qualunque senso anche ogni tentativo di pianificazione.

Quello che è cruciale qui è capire che un’attività urgente richiede una risposta pronta, ma può e deve essere pianificata. Sono situazioni importanti che necessitano di attenzione immediata, ma per le quali è possibile definire un piano d’azione strutturato. Ad esempio, una scadenza ravvicinata per un progetto cruciale può essere un’urgenza: richiede un intervento rapido, ma può essere gestita organizzando le risorse e le priorità in modo strategico.

Un’emergenza, invece, è qualcosa di inatteso e imprevedibile, che richiede un’azione istantanea. In questi casi, non c’è tempo per pianificare: bisogna reagire con prontezza per affrontare una minaccia reale e immediata. Un esempio potrebbe essere una situazione di crisi reputazionale improvvisa, che rischia di causare danni gravi se non viene risolto all’istante.

L’errore che spesso si commette in azienda è confondere questi due concetti, trattando ogni urgenza come un’emergenza. Questo porta a reazioni scomposte e potenzialmente dannose, come prendere decisioni affrettate senza considerare tutte le implicazioni, trascurare attività importanti ma non immediatamente critiche, o sottoporre il team a un livello di stress insostenibile.

Invece, imparare a distinguere chiaramente tra emergenze e urgenze permette di allocare le risorse in modo più efficiente, di affrontare le sfide con lucidità e di mantenere un ambiente di lavoro più equilibrato. Significa dare la giusta priorità a ciò che è veramente critico, senza farsi travolgere dalla pressione costante di un’emergenza percepita.

La chiave quindi è la pianificazione: nelle urgenze è possibile e necessaria, nelle emergenze è impossibile. Riconoscere questa differenza è un passo fondamentale per gestire efficacemente le sfide e creare un contesto lavorativo più produttivo e sostenibile.

L’arma dei populisti

La tendenza a confondere emergenza e urgenza non è limitata al mondo del lavoro, ma permea anche il discorso pubblico e politico. In questo contesto, però, la confusione non è solo un errore di valutazione, ma spesso una strategia deliberata per raccogliere consensi e semplificare questioni complesse.

Dichiarare uno stato di emergenza è un atto potente, che permette di bypassare le procedure democratiche ordinarie, accentrare il potere e giustificare misure straordinarie. È uno strumento che andrebbe usato con la massima cautela, solo di fronte a minacce reali e immediate che non possono essere affrontate con i mezzi ordinari.

Invece, in Italia, assistiamo spesso a un abuso di questo concetto da parte di alcuni politici e movimenti populisti. Per loro, l'”emergenza” diventa una parola magica da sventolare in ogni occasione, un modo per dipingere scenari apocalittici e proporre soluzioni semplicistiche.

Questioni complesse e strutturali come l’immigrazione, la criminalità o le crisi economiche vengono sistematicamente presentate come emergenze, anche quando richiederebbero analisi approfondite e risposte ponderate a lungo termine. Questa narrativa dell’emergenza permette di alimentare la paura e l’ansia dei cittadini, di zittire il dissenso e di presentarsi come gli unici in grado di affrontare la minaccia incombente.

Il risultato è un impoverimento del dibattito pubblico, ridotto a slogan e reazioni emotive, e un progressivo indebolimento delle istituzioni democratiche. Inoltre, concentrando tutte le energie su presunte emergenze immediate, si finisce per trascurare le vere sfide a lungo termine, quelle che richiedono visione, pianificazione e investimenti strutturali.

Questo approccio populista può portare a danni profondi e duraturi per la società. Sul piano economico, può tradursi in politiche di corto respiro, che sacrificano la sostenibilità e la crescita futura sull’altare del consenso immediato. Sul piano politico, può erodere la fiducia nelle istituzioni e la qualità della democrazia, rendendo i cittadini più vulnerabili a derive autoritarie.

Tutto questo è davvero pericoloso: le sfide del nostro tempo richiedono lucidità, equilibrio e lungimiranza e invece … ci facciamo travolgere da una spirale di emergenze costruite a tavolino per interessi di parte.

Non farti incantare

Possiamo imparare a distinguere ciò che richiede una reazione istantanea da ciò che può essere gestito con calma e strategia?

Io credo che questa sia una competenza fondamentale per vivere una vita equilibrata e significativa. Ci permette di focalizzarci su ciò che conta davvero, di allocare le nostre energie in modo saggio, di mantenere la lucidità anche sotto pressione.

Non si tratta di negare l’esistenza delle emergenze o di sottovalutare le urgenze, ma di sviluppare la saggezza e la resilienza per affrontarle nel modo giusto. Di essere come quegli assistenti di volo: preparati, calmi, concentrati sull’essenziale.

E se a volte ci sentiamo sopraffatti, ricordiamoci che non siamo soli. Come su quell’aereo, siamo parte di una comunità, di una rete di supporto. Possiamo chiedere aiuto, delegare, collaborare. L’importante è non farsi travolgere dalla spirale dell’emergenza perenne, ma trovare il nostro centro, il nostro equilibrio.

Perché alla fine, la nostra vita non è fatta solo di emergenze da risolvere o di urgenze da gestire. È fatta di momenti da assaporare, di relazioni da nutrire, di sogni da realizzare. E per fare spazio a tutto questo, dobbiamo imparare a distinguere l’essenziale dal rumore di fondo.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe