Da 90miliardi di $ a 0 (#28)


Difficile ricordarselo adesso, ma l’iPhone non è stato il primo smartphone sul mercato e Google certo non è stato il primo a cimentarsi nel mondo dei motori di ricerca (ah, i tempi di Altavista, Lycos ed Excite…). E per l’AI? Chi sarà il leader di mercato?

Sembrava che OpenAI avesse tutto per ricoprire in scioltezza questo ruolo; una valutazione arrivata a 90miliardi di dollari, un brand super riconoscibile come ChatGPT, un partner industriale con le spalle larghe come Microsoft, un CEO dalla leadership riconosciuta come Sam Altman, capace di attrarre talenti e creare una cultura di innovazione… e invece …

Dopo le news di queste ultime ore mi lancio in una previsione che, in quanto tale, è fatta per essere smentita, ma … tra 90giorni quei 90miliardi di valorizzazione potrebbe diventare zero.

Perché? Facciamo un passo indietro!

I fatti

Venerdì 17 Novembre con un post sul suo blog OpenAI ha annunciato l’inaspettato licenziamento di Sam Altman, CEO e co-fondatore dell’azienda. La rimozione di Altman è giunta inaspettatamente, a pochi giorni dall’OpenAI DevDay dove era stato protagonista sul palco.

La decisione è stata presa, così leggiamo, dopo una “revisione deliberata” del consiglio, che ha concluso che Altman non era “costantemente sincero nelle sue comunicazioni” con gli altri membri del consiglio, “ostacolando la loro capacità di esercitare le proprie responsabilità“​​. La fiducia del consiglio nella capacità di Altman di continuare a guidare OpenAI è così venuta meno.

Fin qui nulla di strano; ogni giorno i consigli d’amministrazione sfiduciano i propri CEO per i motivi più diversi. Ma le cose si sono rapidamente complicate. Poco dopo l’annuncio di OpenAI su Altman è stata la volta di Greg Brockman, altro co-fondatore di OpenAI, che ha deciso di lasciare l’azienda dopo esser stato rimosso dal ruolo di Presidente del Board. A seguire altri tre ricercatori, con ruoli apicali, hanno comunicato la propria decisione di lasciare OpenAI.

Cosa sta succedendo a quella che doveva essere la regina dell’AI?

Chi è davvero OpenAI

OpenAI, come spiega bene anche l’immagine, non è un’entità comune nel panorama tecnologico. Nata come una società non-profit, la sua struttura comprende il controllo di una sussidiaria for-profit, OpenAI Global, LLC. Questo modello ibrido è fondamentale per comprendere l’essenza e le ambizioni dell’azienda. La parte for-profit può sfruttare commercialmente le tecnologie sviluppate, ma deve rimanere fedele alla missione principale della no-profit: lo sviluppo di un’intelligenza artificiale generale (AGI), ovvero un AI che può “superare gli esseri umani nella maggior parte del lavoro economicamente prezioso“​​.

La storia di OpenAI è intrisa di nomi influenti. Sam Altman ha creato l’azienda insieme a figure come Peter Thiel e al co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman. In più Altman inizialmente condivideva la presidenza con un tale di nome Elon Musk.

L’investimento massiccio di Microsoft in OpenAI, che ammonta a 13 miliardi di dollari, riflette l’enorme potenziale percepito in quest’ultima. La collaborazione tra le due aziende è stata un pilastro fondamentale nel posizionamento di OpenAI sul mercato. L’improvvisa partenza di Altman ha portato le azioni di Microsoft ad un calo significativo: un chiaro segnale di come le vicende interne di OpenAI possano avere impatti significativi ben oltre i confini dell’azienda stessa​​​​.

Insomma, OpenAI si è sviluppata negli ultimi anni con una struttura differente da quelle a cui siamo abituati che intreccia idealismo scientifico e pragmatismo commerciale. La sua capacità di bilanciare questi due aspetti è stata una chiave del suo successo. Con la partenza di una figura centrale come Altman, sarà ancora così?

Dalla palla di cristallo

La popolarità di Altman tra i dipendenti e il suo ruolo attivo nel reclutare talenti di alto livello hanno giocato un ruolo cruciale nella crescita di OpenAI. Ora, con una nuova leadership, la fedeltà dei dipendenti e la direzione futura dell’azienda potrebbero essere messe alla prova.

Quello che è successo potrebbe incoraggiare altri dirigenti e ingegneri a lasciare OpenAI, potenzialmente per avviare un’azienda concorrente. E non dimentichiamoci del contesto competitivo. Mentre OpenAI vacilla, i concorrenti sono pronti a saltare nella mischia. Aziende come Anthropic (fondata da un ex OpenAI), Inflection, e altri nuovi entranti nel settore, potrebbero approfittare di questa situazione per guadagnare terreno, attrarre talenti e innovare più rapidamente.

In questo scenario turbolento, non è irrealistico pensare che il valore di OpenAI possa non solo diminuire, ma addirittura crollare, precipitando verso lo zero. Sì, avete letto bene: zero. Un colosso che sembrava inarrestabile potrebbe trovarsi in una spirale discendente, incapace di mantenere il proprio status nel mercato e vittima del proprio idealismo.

Perché? Perché in un mondo dove l’innovazione e la fiducia sono tutto, una crisi di leadership può essere fatale. OpenAI, senza la guida sicura e visionaria di Altman, rischia di perdere non solo la fiducia degli investitori ma anche quella degli utenti e della comunità scientifica.

La fiducia è fragile, e una volta infranta, è difficile da ricostruire.

Perché è una buona notizia

Questo è il momento della verità per OpenAI e non solo. La partenza di Altman potrebbe essere la scossa che ridisegna l’intero paesaggio dell’AI. Credo per il meglio.

La crisi di OpenAI potrebbe infatti essere il catalizzatore che stimola una maggiore concorrenza e competizione, spingendo aziende emergenti e stabilite a spingere più a fondo l’acceleratore dell’innovazione.

Questa nuova ondata di competizione potrebbe tradursi in un rapido sviluppo di prodotti AI più avanzati, più efficaci e più sicuri. Con più giocatori in campo, c’è una maggiore probabilità di idee rivoluzionarie e di approcci diversificati ai problemi esistenti.

La diversità di pensiero e la varietà di prospettive potrebbero anche contribuire a mitigare i rischi associati all’AI, introducendo standard più elevati di sicurezza e etica. Avremo perso l’idealismo dei primi giorni di OpenAI, ma almeno avremo un quadro più realistico dei soggetti in campo.

Insomma il futuro dell’AI è aperto, e proprio questa incertezza potrebbe essere la scintilla che accende l’epoca d’oro per l’intelligenza artificiale.

Sempre avanti, condannati all’ottimismo!

Giuseppe