Sono tempi duri, davvero, e per una volta non parlo di AI, marketing o di business, ma di cose molto personali.
Nell’ultimo mese e mezzo mi sono ritrovato a gestire una quantità di sfide di lavoro, casini familiari e di salute che, così intense, così tutte insieme, non mi era mai capitato di affrontare in tutta la mia vita.
E non è ancora finita! All’orizzonte non si vede il sereno.
Ma come si fa ad andare avanti quando tutto sembra andare storto?
“C’è grossa crisi”
Sembra quasi che la vita, a volte, si diverta a metterci alla prova e edere allo sconforto è facile anche perché se ti guardi intorno, come diceva il personaggio di Guzzanti … “c’è grossa crisi”!
Certo, la scorsa settimana, il 20 di Marzo, abbiamo festeggiato la #giornatamondialedellafelicità, ma i dati ci dicono che negli ultimi 30 anni, abbiamo assistito a un declino costante della felicità nei libri, nei giornali e nel discorso pubblico. Questo è reso ancora più evidente da tre grandi shock che abbiamo vissuto a livello collettivo: l’avvento dei social media, la polarizzazione politica e la pandemia di COVID-19.
Eventi così rilevanti hanno minato le fondamenta stesse del nostro benessere: la fede o comunque il senso di trascendenza, la famiglia ed i legami più stretti, le amicizie autentiche ed anche il senso di realizzazione nel lavoro.
Le ricerche sul tema dicono che i giovani e gli uomini di mezza età sembrano essere i più colpiti. Le donne tra i 15 e i 25 anni e gli uomini tra i 50 e i 65 anni mostrano i più alti tassi di autolesionismo e suicidio. Le ragioni sono diverse, ma ruotano attorno agli stessi temi: la mancanza di resilienza e di supporto sociale.
Quando queste cose scompaiono e l’unico meccanismo di difesa che hai è la pornografia online e una confezione da 12 di birra, il problema non può risolversi da solo.
Quindi … che fare?
Guardare oltre
Come esseri umani, è evidente, siamo naturalmente portati a concentrarci su noi stessi, sui nostri problemi, sui nostri bisogni e desideri immediati. Questa sorta di “psicodramma” quotidiano, se non gestito, può portarci davvero a vivere una forma di frustrazione e di insoddisfazione cronica che con il tempo può diventare insostenibile.
La chiave per uscire da questa trappola? Credo sia guardare oltre.
Dobbiamo re-imparare a guardare oltre noi stessi, dedicarci a qualcosa di più grande, che dia senso e scopo alla nostra esistenza. In una parola: rimpicciolirsi! Che si tratti di fede, filosofia, arte, natura o servizio agli altri, abbiamo bisogno di tanto in tanto di avere uno sguardo più ampio sulla vita e di concentrarci su qualcosa di più grande di noi stessi.
L’importanza di coltivare relazioni autentiche, di trovare uno scopo nel lavoro e di apprezzare la bellezza del mondo è costantemente sottostimata. Lo so bene che non è facile in un’epoca di distrazioni digitali, ma questa è forse la sfida più importante che abbiamo, anche come genitori.
Ma allora …
… come si diventa felici?
Penso che raggiungere la felicità non sia solo una questione di fortuna o di talento naturale. Non basta sperare che le cose vadano bene, bisogna investire attivamente nelle relazioni e nelle attività che sentiamo come di valore.
Anche la felicità, quindi, è un’abilità, come l’ottimismo, che si può imparare e allenare, con impegno e disciplina. E come ogni forma di allenamento richiede costanza e una visione ampia delle cose. Non si raggiunge da un giorno all’altro, ma si costruisce passo dopo passo, scelta dopo scelta.
Da dove partire?
-
Investi nelle relazioni. La famiglia, gli amici, la comunità sono i pilastri del nostro benessere. Dedica tempo ed energie a coltivare legami profondi e significativi. Trascurare questi legami in nome del successo o per bisogno di “arrivare” a un traguardo è un autogol pazzesco del quale, purtroppo, ci rendiamo conto troppo tardi.
-
Trova uno scopo. Il lavoro o le attività che svolgi ogni giorno devono andare oltre il semplice guadagno economico. Devono essere un’espressione dei tuoi valori e talenti, un modo per contribuire al bene comune. Facci caso; il tuo lavoro ti rende infelice quando pensi unicamente alla carriera. E ti rende intensamente felice quando ti rendi conto che stai facendo qualcosa di buono non solo per te, ma per molte altre persone.
-
Nel dubbio, scegli l’amore. lo so, questa roba suona davvero melensa e non degna di Linkedin, ma ha solide basi scientifiche, giuro!
Uno degli studi più lunghi e interessanti mai fatto sul tema della felicità è infatti l’Harvard Study of Adult Development: un progetto pioneristico iniziato nel 1938, che ha seguito 724 uomini per oltre 85 anni, raccogliendo dati sulla loro salute fisica, mentale e relazionale. Lo scopo dello studio era identificare i fattori chiave che contribuiscono a una vita sana e felice. Dopo quasi un secolo di raccolta e analisi dei dati, i ricercatori sono giunti a una conclusione sorprendentemente semplice ma profonda.
In altre parole, anche in tempi duri come quelli che mi sta capitando di vivere, più siamo in grado di amare e di essere amati più abbiamo la possibilità di essere felici e sani mentre invecchiamo.
Questo non significa che altri fattori come la genetica, lo stile di vita o lo status socioeconomico non contino. Ma lo studio suggerisce che relazioni forti e nutrienti possono proteggerci dalle inevitabili sfide e stress della vita, aumentando la nostra resilienza e il nostro benessere generale.
So bene che non è sempre facile, soprattutto nelle fasi più difficili della vita come quelle che in questi mesi ho vissuto e dovrò vivere. Ma è l’unica strada per una vita piena e appagante. Una strada fatta di relazioni, di scopo e di meraviglia.
Una strada su cui vale la pena incamminarsi, un passo alla volta, con curiosità e fiducia e, auspicabilmente, in buona compagnia.
Sempre avanti, condannati all’ottimismo!
Giuseppe